RELAZIONE SOCIO-SANITARIA, BIGON (PD): “DIETRO AI MACRO NUMERI, LA REALTÀ DI UN SISTEMA CHE FUNZIONA CON IL FRENO A MANO TIRATO”

Pubblicato da il 4 Settembre 2023

Venezia, 2 settembre 2023. “La relazione sociosanitaria della Regione Veneto offre un grande affresco del complesso ed affascinante mondo della sanità veneta che è giusto che tutti i cittadini possano conoscere. E’ del tutto condivisibile, dunque, la scelta di mettere online tutti i numeri. Dopodiché, però, sul territorio restano da affrontare i problemi che i macro-numeri riescono solo in parte ad evidenziare”.

Così la consigliera regionale Anna Maria Bigon, vicepresidente della Commissione socio-sanitaria regionale, che elenca: “Nella divaricazione dei grafici rappresentanti i costi e le entrate, con i primi che crescono molto più velocemente dei secondi, si evidenzia la crescita insufficiente del Fondo Sanitario Nazionale, che il Governo nazionale continua a definanziare. Pari a zero, poi, è il contributo della Regione Veneto alla copertura della spesa sanitaria”.

“La carenza di medici in rapporto alla popolazione residente, in cui il Veneto è fanalino di coda assieme a Lazio, Lombardia e Molise, determina tutte le difficoltà che conosciamo nei reparti ospedalieri, per non parlare del territorio dove, su un fabbisogno di circa 3.330 medici di medicina generale, mancano all’appello più di 500 camici bianchi”.

“Questa situazione determina tra l’altro l’invasione dei codici bianchi che paralizza i Pronto Soccorso di tutta la regione. Più di un accesso su due (il 54%) viene classificato con questo colore che indica assenza di urgenza. E un altro 20% degli accessi sono in codice verde. Solo il 9% degli accessi ai PS si conclude con un ricovero, mentre i tempi medi di attesa si attestano sulle 4,5 ore circa”.

“La disponibilità di infermieri è in linea con la media nazionale, ma non dobbiamo dimenticare che secondo il rapporto Agenas del marzo scorso, il Servizio sanitario nazionale italiano impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti gli altri Paesi dell’Europa occidentale. L’Agenzia ha calcolato un gap di 2,6 infermieri ogni mille abitanti che, tradotto in cifre assolute, significa un fabbisogno aggiuntivo di almeno 150 mila infermieri, sempre a livello nazionale”.

“Le liste di attesa, poi, sono ben lontane dall’essere smaltite: in Commissione abbiamo segnalato che adesso, alle richieste dei cittadini, il Cup risponde comunicando la chiusura delle agende di prenotazione, il che significa che nemmeno le liste di galleggiamento sono più sufficienti. Nella metà delle prescrizioni mediche è il cittadino a mettere mano al portafogli pagando il privato di tasca propria. L’alternativa è rinunciare a curarsi”.
 
“Proprio il forte aumento della compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini veneti, pari a 3,68 miliardi (sotto forma di ticket, acquisto di farmaci o prestazioni specialistiche) con un aumento del 17,3% rispetto all’anno precedente, rappresenta uno dei dati più significativi di questo rapporto. Sono, in media, 750 euro a cittadino. Il costo di una sanità che funziona con il freno a mano tirato”.

“Come opposizioni sosteniamo che i 30 milioni di euro ricevuti dallo Stato per le liste di attesa (cifra che, ancora una volta, la Regione non integra in nessun modo) debbano essere impiegati per finanziare visite in attività intramuraria nei nostri ospedali pubblici, un modo efficace per trattenere l’utenza all’interno del circuito della sanità pubblica e dare una risposta immediata al bisogno di viste. Va invece nella giusta direzione la presa in carico del paziente da parte dello specialista che, dopo la prima visita, provvede a prenotare direttamente la prestazione di cui ha rilevato il bisogno” conclude Bigon.