IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 30 Gennaio 2021

Basta con la retorica delle grandi opere. In urbanistica “medio” è meglio

Diciamoci la verità: malgrado gli uffici comunali dell’urbanistica di Verona abbiano visto passare in qualità di assessori ben due ex presidenti di ordine professionale, sono ormai quasi 20 anni, precisamente dai tempi dell’amministrazione Zanotto (2002-2007) e del compianto assessore Uboldi, che di mestiere faceva il dirigente scolastico, che il capoluogo non vede delle politiche urbanistiche degne di questo nome.

Ricordiamo ad esempio l’infornata di 23 Piru (Programmi integrati di riqualificazione urbana) definiti come “il primo tentativo di urbanistica concertata del Comune di Verona”. Senza deprimere anzi promuovendo l’iniziativa privata diedero alla città (o in qualche caso ci provarono soltanto) opere “minori” ma di notevole utilità sociale come la sistemazione del parco pubblico sotto Castel San Pietro, la fruibilità del vicino sito archeologico, scuole, aree verdi, alloggi di edilizia pubblica.

Tutt’altra cosa rispetto agli accordi pubblico-privato a cui ci hanno abituato le successive amministrazioni Tosi e Sboarina con il Piano degli Interventi del 2011 e successive varianti: una monotona sequenza di rotatorie a “compensare” centri commerciali e complessi residenziali imposti a quartieri già stipati di cemento.

Si è spesso portati a pensare che siano i singoli a fare la differenza, mentre in politica è la cultura e la formazione politica a guidare le scelte. Lo abbiamo visto molto bene a fine 2019 nelle sedute notturne del consiglio comunale per l’approvazione della Variante 23 quando i consiglieri di maggioranza, con una pioggia di emendamenti, rimisero in gioco grandi superfici commerciali e residenziali che gli uffici comunali avevano bocciato per carenza di requisiti tecnici o che la stessa assessora Segala aveva escluso in sede di trattativa con le opposizioni.

Ed è sempre per una questione di cultura politica che le amministrazioni Sboarina e Tosi non hanno mai creduto nella riqualificazione della Casa Colonica del Saval, oppure nella creazione di verde pubblico a Verona Sud. Il popolo va ammaliato con “grandi opere”, vedi il traforo tosiano o il nuovo stadio sboariniano o lo stesso Central Park.

Del resto l’ex Sindaco Tosi recentemente l’ha detto chiaro e tondo: “in materia di urbanistica la sola cosa che conta è la segnalazione dei proprietari dei terreni o degli immobili, non certo quel che vorrebbero vedere realizzato i cittadini”.

Questa concezione “proprietaria” dell’urbanistica, che mette i legittimi interessi dei privati davanti alle funzioni pubbliche da preservare ed implementare, è responsabile degli squilibri che troviamo in tante parti della provincia veronese e veneta: un continuum di edifici e capannoni e la scomparsa dei luoghi della comunità.

Cambiare rotta è possibile, ma ciò non avverrà in virtù di una legge regionale sul consumo di suolo che fissa al 2050 l’obiettivo del consumo zero. Avverrà soltanto se ci saranno bravi amministratori con l’orecchio a terra rispetto ai bisogni di quartieri e paesi e con l ’autorevolezza e la schiena dritta necessarie a confrontarsi con imprese e professionisti del settore.

Maurizio Facincani

Segretario Provinciale