Nessuna assoluzione, i razzisti ci sono, ma non sia Verona a pagare per loro.

Pubblicato da il 22 Novembre 2019

Dagli atti della Sezione d’Appello della Giustizia Sportiva che ha sospeso la decisione di chiudere per una partita di campionato il settore “Poltrone Est” dello stadio, emerge che:

–     il Tribunale di primo grado della giustizia sportiva aveva deciso la chiusura del settore del Bentegodi in quanto i cori “sono stati chiaramente percepiti, oltre che dal giocatore, anche dal rappresentante della Procura federale posizionato in prossimità del settore” da cui provenivano i cori medesimi.

L’Hellas Verona, con proprio comunicato stampa:

–     scrive che “nel contesto non possono passare inosservate tutte le iniziative poste in atto dal club a livello organizzativo e gestionale, sia a livello preventivo che successivamente alla gara. Abbiamo sempre cooperato con le autorità preposte, ai fini dell’individuazione di eventuali colpevoli, così come richiesto dal Codice di Giustizia Sportiva”;

–     chiede che siano “individuati con esattezza il settore di provenienza dei cori di discriminazione razziale nonché la loro percezione e dimensione”:

–     ribadisce “l’assoluta ingiustizia di colpevolizzare un intero settore”;

–     chiede di far riferimento ad altre “valutazioni della giustizia sportiva, in casi analoghi, durante la corrente stagione sportiva“.

Credo che le buone notizie siano diverse:

–     avevamo ragione sui fatti che erano veri a dispetto dei tanti negazionisti di quei giorni;

–     fa piacere sapere che i razzisti erano pochi;

–     è positivo che l’Hellas Verona abbia cooperato con la giustizia sportiva per individuarli e che si è impegnata con varie iniziative contro il razzismo. Nel Codice della Giustizia Sportiva i comportamenti delle società incidono molto sulle decisioni da prendere in questi casi.

Credo sia giusta anche la richiesta dell’Hellas di riesaminare i fatti affinché non ci siano differenze tra la decisione da prendere adesso con altre decisioni prese in passato per casi analoghi.

Alla luce di ciò, pertanto, è risibile e grottesco questo circo di dichiarazioni di assoluzione, come se i fatti non fossero mai avvenuti. Che pena!

 Alcuni razzisti hanno insultato un calciatore di colore, ma questo non comporta automaticamente una sanzione, perché vanno accertati la quantità e altri fatti a corollario.

La portata del tema non mi sfugge. Massimo deve essere l’impegno contro il razzismo, ma è comunque corretto dire che per alcuni razzisti che quella Domenica hanno fatto il verso della scimmia ad un calciatore di colore, non può essere Verona nella sua interezza a pagare né può essere considerata una città razzista.

Il fenomeno esiste, sono tanti – e gli episodi lo dimostrano – che lo alimentano, qualcuno ha anche la faccia tosta di dirlo pubblicamente, altri fanno i pesci in barile, altri ancora scimmiottano quel tipo di elettorato, ma nel suo complesso Verona non può pagare perché una minoranza minoritaria della sua popolazione ha nostalgia del fascismo.

Quelli vanno isolati. Se, invece, si continua a dire che tutta Verona è razzista, quella minoranza si diluisce nella massa e si nasconde ancora. Fino al prossimo episodio.

Vincenzo D’ARIENZO