Mo.S.E., a che punto siamo?

Pubblicato da il 21 Novembre 2019
La vicenda del Modulo Sperimentale Elettromeccanico è nota a tutti.
Ma perché questo importante impianto che dovrebbe impedire l’acqua alta in Laguna e, quindi, superare gli enormi problemi che comporta, ancora non è stato concluso?
Innanzitutto, va detto che non esiste al mondo un’infrastruttura simile, ovvero ci sono tanti impianti “difensivi” in giro, ma nessuno di quella fattezza.
Una parte degli interventi relativi ha scontato anche questa esclusiva rispetto alla quale, ovviamente, non erano presenti esperienze sulle quali contare.
In ogni caso, è bene dire che il Modulo, costato finora oltre 5 miliardi di euro (la cifra non mi spaventa rispetto al valore della posta in palio. Anzi, testimonia la ferma volontà dei vari Governi di affrontare il problema), va completato con ulteriori finanziamenti per completare l’impianto che è sostanzialmente del tutto installato.
In particolare, occorre ancora implementarlo con altri due compressori di aria per ciascuna bocca di porto (sono tre in tutto) rispetto all’unico già operativo per ciascuna (compreso il cablaggio), le squadre di tecnici necessarie per farlo funzionare vanno integrate con altre persone, serve il programma di gestione del comportamento delle paratoie in condizioni meteo difficili.
Le singole paratoie funzionano, ma ancora non sono state testate tutte assieme, se non in una sola bocca di porto e comunque con il mare calmo.
Quest’anno sono previsti test con mare calmo, l’anno prossimo con mare mosso e nel 2021 il collaudo finale.
Quindi, come mai ancora non è in funzione?
Il MoSE è in ritardo di due/tre anni rispetto alle previsioni.
Il cronoprogramma si è bloccato nel 2014 con le indagini e gli arresti che hanno coinvolto soggetti del Consorzio Venezia Nuova, il rappruppamento di imprese che lo stava costruendo.
All’epoca vennero nominati i commissari che sostituirono il management.
Ciò ha comportato i necessari approfondimenti da parte della nuova governance ed un rapporto diverso tra questa ed il Provveditorato veneziano.
I tempi sono slittati anche per i fallimenti di alcune imprese, sia per difficoltà economiche sia in conseguenza delle indagini e per i contenziosi avviati dalle imprese del consorzio contro quelle esterne che vincevano gli appalti,
Il sequestro di documentazione importante ai fini degli adempimenti da compiere ha gravato sui tempi.
Infine, lo slittamento in avanti dei tempi e dei lavori ha anche comportato la difficoltà da parte del Rovveditorato di liquidare lo stato di avanzamento lavori alle imprese, avanzamenti che, di fatto, non c’erano ragioni per cui alcune imprese hanno sofferto in termini di stabilità.
Insomma, quello è il punto nodale della vicenda.
Il malaffare ha protratto i tempi di due/tre anni.
A scapito della Laguna e del Paese intero.
Vincenzo D’ARIENZO