La denuncia di Zonin è un insulto ai clienti che hanno perso tutto
L’ ex presidente della Banca Popolare di Vicenza ha fatto causa all’istituto bancario dopo l’azione di responsabilità intentata dall’istituto nei suoi confronti. Va detto che all’inizio della vicenda i soci non avevano approvato l’azione. Lo hanno fatto adesso, intanto Zonin si è liberato del suo patrimonio.
E’ un insulto ai clienti che hanno perso tutto.
Nella BPVI abbiamo notato comportamenti lesivi del diritto dei consumatori.
Definisco così la cessione del patrimonio da parte di Zonin, il mancato avvio all’inizio dell’azione di responsabilità e la corresponsione, comunque, di importanti e lauti benefit di uscita a favore di dirigenti responsabili di azioni che hanno creato le difficoltà.
Per colpire questi comportamenti ho depositato una proposta di legge i cui cardini sono:
· ancorché i lauti benefit in uscita siano previsti nell’autonomia contrattuale delle banche, bisogna prevedere la possibilità per l’assemblea dei soci di negare, in sede di deliberazione dell’azione di responsabilità, il pagamento del trattamento di fine mandato agli amministratori;
· occorre stabilire con certezza la casistica al cui verificarsi deve essere obbligatorio l’esercizio dell’azione di responsabilità, in modo da sottrarre la facoltà a coloro che in ogni caso hanno avuto relazioni e rapporti con il consiglio di amministrazione e, soprattutto, con i soci più influenti;
· inoltre, per evitare giochini tra potenti, va stabilito un limite alla rinunzia all’esercizio dell’azione di responsabilità prevedendo che essa sia approvata da una maggioranza superiore rispetto all’attuale e che il diritto di veto sia riconosciuto a una minoranza inferiore a quella attualmente prevista;
· per quanto concerne la cessione del patrimonio dovrebbe essere applicata la confisca cosiddetta «per equivalente» per i beni di cui il reo ha la disponibilità anche per interposta persona.
Se una legge simile fosse già stata in vigore, comportamenti come quelli posti in essere da Zonin sarebbero stati impossibili. E nessuna denuncia (insulto) sarebbe stata presentata.
Vincenzo D’Arienzo, deputato Pd