D’Arienzo: INPS, decisione pilatesca ed offensiva per i militari.

Pubblicato da il 19 Ottobre 2018 0 Commenti

Il Governo ha deciso di non intervenire per chiarire la posizione dell’INPS che sta danneggiando economicamente migliaia di militari prossimi o già in pensione.

Questa è la triste risposta del Ministro Di Maio stamane alla mia interrogazione.

Come è noto, nonostante l’art.54 del D.P.R. n.1092/1973 (Approvazione del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato), preveda l’applicabilità dell’aliquota del 44% per il calcolo della quota di pensione retributiva spettante al personale militare che avesse maturato almeno quindici anni e non più di venti anni di servizio utile e, quindi, per chi al 31.12.1995 aveva maturato almeno 15, ma meno di 18 anni di servizio utile, l’INPS in sede di riconoscimento del trattamento pensionistico ritiene che la quota di pensione retributiva vada calcolata come per il personale civile e cioè con l’aliquota inferiore del 35% (prevista dall’art 44 dello stesso DPR del 1973).

Eppure la vicenda è stata chiarita dalle Sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti della Sardegna e della Puglia a favore dei militari ricorrenti.

L’interpretazione dell’I.N.P.S. sta creando disorientamento ed in qualche caso un vero e proprio danno ai militari interessati.
Ciò nonostante, il Governo, dopo aver risposto che l’INPS ha presentato ricorso avverso le decisioni di quelle Sezioni Giurisdizionali, si è riservato di attendere l’esito dei medesimi.

Una posizione che ritengo pilastesca e, perciò, sbagliata. Il Ministro Di Maio già adesso, e nulla lo impediva, poteva esaminare e dire la propria, anche chiedendo all’INPS di ritirare i ricorsi presentati.

D’altronde, la semplice lettura del DPR del 1973 non lascia dubbi ad alcuna interpretazione.

Di Maio ha perso l’occasione di non scaricare l’onere sui singoli che adesso saranno costretti a fare ricorso e di evitare il paradosso che in regioni differenti, a parità di requisiti dei ricorrenti, vengano prese decisioni differenti dalle singole Sezioni Giurisdizionali della Corte dei Conti.