10 domande a Tosi sul filobus

Pubblicato da il 16 Settembre 2014 0 Commenti

La verità viene a galla. Roma ha fatto la sua parte: grazie all’attenzione del governo Renzi e all’impegno dei parlamentari veronesi del Pd, il finanziamento del filobus non è più la chimera che Tosi e Corsi hanno inseguito per otto anni. Ora però tocca all’amministrazione comunale dire ai veronesi la verità sul sistema scelto in sostituzione dell’originaria tramvia a cominciare dalla cantieristica che non sarà certo soft come si vuole far credere.

Con questo si intende che la superficialità con la quale è stato condotto fino ad ora il più grande progetto di trasporto pubblico cittadino deve lasciare spazio alla risoluzione delle problematiche reali colpevolmente taciute. Il Partito Democratico è in prima fila nel dare il proprio contributo al miglioramento dell’opera e nel fare emergere tali criticità al fine di evitare la classica cattedrale nel deserto. A tal punto intendiamo sottoporre ai cittadini e alla giunta comunale alcune riflessioni con intento costruttivo, sempre che l’opera riesca a vedere la luce dato che le condizioni per la realizzazione di un completo sistema filoviario (comprensivo di parcheggi scambiatori) dipende da altre opere ancora tutte da definire (vedi traforo e terzo centro commerciale a Verona Est per i parcheggi scambiatori di Cà di Cozzi e di Verona Est).

Le città inguaiate. Molte città italiane impegnate a realizzare filovie stanno passando numerosi guai, anche giudiziari: a Milano, città già dotata di infrastrutture filoviarie, dove il grosso della dotazione è stata rinnovata a metà del 2012, si registravano una media di 18 rientri anticipati al giorno per guasti di varia natura; a Bologna avevano optato per un sistema filoviario simile a quello di Verona ma, constatate le criticità emergenti, sono tornati sui loro passi investendo su un sistema di tipo ferroviario metropolitano sulla base della rete ferroviaria esistente, (progetto già approvato nel 2012 dal CIPE e dal Governo); a Pescara, cittadini e associazioni hanno dichiarato guerra all’impatto ambientale del filobus e da molti mesi si sta cercando di dipanare l’intricata questione relativa all’omologazione dei mezzi che superano i 18 metri di lunghezza; lo stesso è accaduto a Parma dove i convogli sono rimasti in deposito per lungo tempo e sono stati messi in circolazione di recente soltanto in virtù di una omologazione provvisoria. E Verona cosa farà? L’assessore Corsi è superficiale quando fa credere che l’omologazione del mezzo sia un passaggio marginale. E’ vero che i mezzi non omologati possono sempre ricevere una autorizzazione temporanea a circolare, ma si tratta pur sempre di un’autorizzazione provvisoria, in genere massimo 2 anni. E dopo, che cosa succederà? A quanto è dato sapere finora, il mezzo destinato a Verona sarà prodotto dal gruppo olandese VDL e non risulta esistere in nessuna città d’Europa.

L’impatto ambientale c’è, e si vede. Quanto all’impatto ambientale (minimo secondo i ripetuti annunci), Tosi e Corsi non hanno mai spiegato ai veronesi che vivono nei quartieri quale sarà il reale impatto visivo e non solo della distesa di pali necessari a portare la tensione ai mezzi.
L’assessore Corsi aveva dichiarato che “per la realizzazione del filobus-autobus cittadino non sono previsti interventi invasivi sulla sede stradale”, anzi trovava “persino offensivo nei confronti di questa amministrazione pensare che noi, dopo che i cittadini con il loro voto hanno bocciato la tramvia, possiamo scavare per mezzo metro le strade del centro per farci correre sopra un mezzo su ruote di gomma” dimenticando però che lungo il tracciato dovranno essere realizzati i piloni di sostegno della linea aerea elettrica di alimentazione. Vuole allora spiegare ai cittadini che l’hanno votato in che modo lo scavo dei plinti di fondazione di 2x2x2 metri ogni 20-30 metri, lungo tutto il percorso cittadino al di fuori del centro storico, su entrambi i lati della strada, senza contare le canalizzazioni di servizio, non costituirà un intervento invasivo? 

Il nodo dei costi di esercizio. Vogliamo anche ricordare la questione posta da ATV in relazione ai costi del futuro esercizio e manutenzione ormai non più in linea con l’iniziale previsione finanziaria e con l’attuale andamento di bilancio dei Comuni e delle Regioni?

Le dieci domande a Tosi sul filobus. Chiediamo allora chiarezza: visto che il PD ha dimostrato di fare la sua parte per il bene della città, poniamo all’amministrazione 10 domande per evitare di essere chiamati nuovamente a risolvere palesi criticità o, peggio, per non rischiare, a 22 anni di distanza dai finanziamenti messi a bando dalla legge 211 del 1992, di trovarsi di fronte ad una nuova Cà del Bue pagata con soldi pubblici.

1) L’amministrazione conferma che la cantieristica del filobus non sarà invasiva come promesso, o dovremo scoprire a ruspe in azione che purtroppo le strade dei quartieri verranno bucate come una groviera per la posa dei plinti di sostegno delle linee aeree elettriche?

2) È vero che i convogli destinati a Verona saranno immatricolati come filoveicoli ai sensi dell’art. 55 del Codice della Strada? E cosa farà se si presenterà il problema del limite massimo dei 18 metri di lunghezza previsto dall’attuale normativa sull’omologazione a circolare?

3) È stata valutata la grave portata di questa criticità che ha già investito altre città e che il Ministero non risulta avere ancora risolto? Quali contatti sono stati avviati con i tecnici del Ministero e quale linea di azione è stata concordata con Amt, responsabile del progetto?

4) L’Amministrazione ha valutato che se la criticità sull’omologazione dei mezzi impedisse di fatto la possibilità di circolazione dei convogli, si potrebbe configurare un’ipotesi di danno erariale per aver speso risorse pubbliche senza poterle impiegare per l’uso previsto?

5) In che modo l’Amministrazione sta tenendo conto dei rilievi mossi da ATV in relazione alle risorse finanziarie necessarie per la manutenzione e l’esercizio dell’intero sistema?

6) L’Amministrazione ha valutato che se i rilievi mossi da ATV fossero fondati e/o non venissero opportunamente valutati, si potrebbe configurare un’ulteriore ipotesi di palese danno erariale per aver portato avanti la realizzazione di un’opera molto costosa per le tasche dei cittadini senza possibilità di manutenerla adeguatamente ed in sicurezza?

7) Finora ATV non si è mai espressa in maniera chiara sul sistema filovia per Verona: vogliamo provare a chiedere all’azienda che dovrà gestire quest’opera e pagarne la manutenzione che cosa ne pensa veramente senza condizionamenti politici?

8) Nell’autorizzare il reinvestimento delle risorse derivanti dal ribasso d’asta per le modifiche volute davanti alla Fiera, il Ministero ha vincolato Comune e Amt ad  “una tempistica stringente per le date di stipula del contratto e la consegna dei lavori”. Come si coniuga tale vincolo con le modifiche in corso d’opera già annunciate per il nodo di Via Pisano e Viale Spolverini a Borgo Venezia? Assisteremo ad una ulteriore slittamento dei tempi?

9) Come pensa l’amministrazione di rendere competitivo il filobus tenuto conto che, malgrado i 18 metri di lunghezza porta meno passeggeri degli autobus di nuova generazione, e che, stando a quanto dichiarato, potrà avvalersi di corsie preferenziali soltanto per la metà del percorso?

10) Verona città turistica, di lavoratori e di studenti: vogliamo finalmente parlare di biglietto unico integrato tra diverse tipologie di trasporto (treno, autobus, filobus) in un’Europa che già da diversi anni è riuscita a sviluppare il trasporto pubblico operativo e degno di essere definito aderente alle necessità dei cittadini, lavoratori e studenti, o vogliamo continuare ad essere fanalino di coda del Veneto?

Marco Burato, vicesegretario PD Verona
Alessia Rotta, parlamentare PD
Michele Bertucco, capogruppo PD in Comune di Verona