Consultazioni, e adesso?
Sono iniziate le consultazioni dei gruppi parlamentari con il Capo dello Stato.
Un momento importante per la Repubblica in quanto è un atto doveroso prima della formazione del Governo. E’ in questi colloqui ufficiali che si capisce in che modo i partiti si propongono. Per adesso abbiamo solo letto dai giornali, con ricostruzioni fantasiose, sensazioni giornalistiche e dichiarazioni tattiche.
Davanti al Capo dello Stato, che dovrà dare l’incarico, non si potrà più scherzare.
Quali scenari per il Partito Democratico?
Dopo le elezioni sono convinto che dobbiamo recuperare un’identità che è apparsa sfumata, sia dal punto di vista ideale sia da quello programmatico delle alleanze e per farlo il PD deve restare all’opposizione. Non fuori dai giochi, distratto su altro, ma all’opposizione, intelligente, costruttiva, ma pur sempre all’opposizione.
Il nostro obiettivo, però, non sarà raggiunto solo in questo modo. Devono concretizzarsi due fattori: uno interno a noi, l’altro esterno.
Comincio da quest’ultimo, ovvero dalla possibilità di successo degli avversari. Poiché centrodestra e M5S senza il PD non potranno governare da soli, avranno una sola scelta: farlo insieme. Lo scoglio è Berlusconi, ovvero il niet dei grillini ad un’alleanza con lui e l’impossibilità, che è solo momentanea, per Salvini di mollarlo. Momentanea, fino a quando non riuscirà ad assorbire la gran parte dell’elettorato che è rimasto fedele a B.
E se formassero un Governo Lega/M5S? Difficile per Salvini, primo perché sarebbe un comprimario e secondo perché non potrà più allungare le mani su Forza Italia. Infatti, lo sforzo che sta facendo è quello di tenere tutto insieme, ma non si capisce come Di Maio possa allearsi con B.
I grillini, invece, nel loro dna non hanno le coalizioni e rischiano di restare prigionieri della loro forza elettorale. Scenderanno a patti? Sarebbe l’unico modo per non buttare via l’opportunità che hanno.
In ogni caso, se anche dovesse nascere un governo, esso sarà debole perché le prospettive strategiche dei singoli componenti sono diversissime tra loro.
Ecco, in questi scenari leggo il fallimento di chi si è proposto per la guida del Paese e non ci riuscirà. Quello che verrà dopo – eventuali ulteriori accordi – dovrà essere evidente agli occhi degli italiani come deve essere evidente il ruolo del PD sui temi a noi cari.
Per questa ragione, guardando al nostro interno, intanto per l’identità del PD occorre che la nostra area di riferimento percepisca chiaramente che siamo un partito di sinistra perché il nostro elettorato si aspetta azioni che certamente devono favorire la crescita e lo sviluppo, ma in un quadro di protezione ed uguaglianza. Se i “socialisti originali” non lo fanno l’elettore cerca i nuovi nei demagoghi. Quindi, è urgente agire con iniziative politiche chiare.
I nostri elettori, però, hanno anche capito che essere sempre responsabili non paga. Anzi.