CPR A LEGNAGO? PROPOSTA DELLA DISPERAZIONE DA PARTE DI LONGHI E FDI

Pubblicato da il 12 Settembre 2023

“Cercare di far credere che i flussi migratori si possano arginare con i rimpatri forzati è la mossa della disperazione da parte di una forza politica come Fratelli d’Italia di Legnago che in quattro anni di amministrazione locale non ha costruito niente e ora cerca scorciatoie per coprire il vuoto che lascia sul territorio”. Così il segretario provinciale Pd Franco Bonfante e la segretaria del Circolo Pd di Legnago Luigina Zappon commentano la proposta degli esponenti del partito di Giorgia Meloni Longhi e Cavedo di istituire un Cpr nella capitale della Pianura veronese. “Non a caso hanno trovato il gelo non solo da parte del loro Sindaco Lorenzetti ma anche dal coordinatore provinciale del loro partito” puntualizzano.

“I Cpr portano degrado e insicurezza per le comunità che li ospitano perché sono stati trasformati in centri di detenzione, popolati da immigrati irregolari che talvolta si sono macchiati di reati, la cui permanenza si protrae a tempo indefinito a causa dell’assenza di accordi internazionali con i Paesi di origine che ne favoriscano il rimpatrio” precisano.

“Dal lato numerico, poi, le proporzioni sono schiaccianti: a fronte dei 116.028 sbarchi certificati dal Ministero dell’Interno all’11 settembre 2023, in Italia esistono una decina di Cpr con un migliaio di posti disponibili. La proposta di incarcerare l’immigrazione è fuori da ogni logica praticabile: all’inizio saranno centinaia e poi arriveranno a migliaia. Un nuovo guizzo di propaganda di questa forza politica che aveva spergiurato di essere in grado di arginare il fenomeno epocale dell’immigrazione ma ne è rimasta travolta”.

“Di questa incapacità – concludono Bonfante e Zappon – fanno le spese i cittadini veronesi e veneti, in termini di degrado e insicurezza: sempre secondo i dati del Viminale, aggiornati al 31 agosto 2023, su 8.457 immigrati in accoglienza sul territorio Veneto, meno del 10% (solo 750 persone), a fronte della media nazionale del 25%, sono presenti nei centri di accoglienza e integrazione Sai, mentre la stragrande maggioranza è ancora parcheggiata nei centri di accoglienza. L’accoglienza diffusa (poche persone in ogni comune in proporzione al numero di abitanti) è l’unica via per gestire secondo criteri di umanità e sicurezza un fenomeno epocale che la propaganda delle destre non è riuscita nemmeno a scalfire, né in Italia né altrove. Vanno piuttosto cambiate le norme che impediscono di trovare lavoro così da favorire l’integrazione e prevenire l’emarginazione che a volte porta anche alla criminalità”.