Ulss 9, piano di emergenza per arginare carenze medici di famiglia. Bigon (PD): “La medicina territoriale non si tampona. Servono investimenti”.

Pubblicato da il 11 Gennaio 2023

“Con il piano di emergenza contro le carenze dei medici di famiglie annunciato per l’Ulss 9, siamo all’ennesimo provvedimento-tampone. Basti pensare che la Regione ne ha già fatti tre nell’ultimo anno che si sono rivelati puntualmente insufficienti: dall’aumento del tetto riguardante il numero degli assistiti all’intervento delle guardie mediche, fino alla legge sugli specializzandi impugnata dal Governo. A dimostrazione che queste misure non hanno alcuna efficacia ma che servono invece investimenti cospicui e mirati. La medicina territoriale non si tampona”.

Il giudizio è della consigliera regionale del PD Veneto e vice presidente della commissione sociosanitaria, Anna Maria Bigon.

“Per quanto riguarda l’Ulss 9 sono molti i pensionamenti previsti a breve: 100 in due anni. E al contempo i medici che saranno formati dalla scuola di formazione, non saranno sufficienti a coprire questo turn over. Alla base di questo buco gigantesco c’è una decennale ed errata programmazione regionale: basta considerare il fatto che il Veneto si colloca all’ultimo posto in Italia per numero di borse di formazione.  La prima cosa da fare è dare subito un maggior supporto amministrativo ai medici, in modo da liberarli del carico burocratico che pesa per il 70% del loro lavoro. Solo così è pensabile di aumentare il numero degli assistiti per un periodo comunque non superiore ai tre anni. Contemporaneamente – conclude Bigon – vanno implementate le borse di formazione e maggiore e vanno fatti i giusti investimenti per rendere attrattiva la professione e scongiurare l’emorragia di chi abbandona. La sanità pubblica d’eccellenza è tale se si investe in prevenzione e dunque su una forte sanità territoriale”.