METROPOLITANA DI SUPERFICIE: L’ULTIMA OCCASIONE PER CAMBIARE VERONA

Pubblicato da il 22 Aprile 2022

 

Ammesso e non concesso che il Ministero delle Infrastrutture non revochi il finanziamento pubblico (non vedendo progressi nei lavori da 4 anni), il filobus non sarà mai il trasporto pubblico di massa promesso da ormai più di 30 anni, dal momento che la capacità trasportistica di questo mezzo sarà pari a quella di uno degli autobus doppi attualmente circolanti, dunque insufficiente a soddisfare la domanda di mobilità cittadina nelle ore di punta.

Negli ultimi 15 anni le amministrazioni di centrodestra hanno governato con gli slogan trasformando Verona nella città delle occasioni perdute. E con il risultato che mentre le  città contermini come Padova e Brescia sono al lavoro sulla seconda linea di metropolitana e di tranvia, Verona attende ancora soluzioni ai suoi problemi di traffico, sostenibilità, inquinamento.

L’ultima possibilità, sotto questo punto di vista, è rappresentata dalla Tav, che una volta realizzata nel 2030 consentirà di liberare, per adibire ad altri usi, i binari storici sulla linea Peschiera-San Bonifacio nonché, sulla direttrice Nord-Sud del Brennero, sulle linea che  Domegliara vanno  verso Mantova, Bologna o Rovigo. Parliamo di una rete capace di decine e decine di treni giornalieri, che configurerà un effettivo sistema ferroviario metropolitano di superficie dalle immense ed evidenti potenzialità.

Occorre però lavorarci fin da subito, a tutti i livelli: comunale, provinciale e regionale. A questo proposito vale osservare che va data la sveglia alla Regione Veneto, ancora tra le pochissime del Nord Italia a non integrare con risorse proprie i contributi dello Stato per il trasporto pubblico.

A livello locale, occorre lavorare fin da subito ad un anticipo o assaggio di metropolitana di superficie attraverso la riattivazione delle stazioni dimesse, come quella di Parona, e la realizzazione di nuove stazioni ferroviarie intermedie per come quella che può sorgere a San Michele o come la promessa a San Massimo. In questo senso, l’amministrazione uscente ha perso l’ennesima occasione destinando le compensazioni della Tav alla realizzazione di un tunnel carrabile sotto allo scalo merci, in luogo di usare queste risorse per preparare la nuova vita futura dei binari ferroviari costruendo i parcheggi periferici che ancora oggi mancano e salvare dallo smantellamento o dall’abbandono le stazioni ferroviarie intermedie.

Se non cominciamo a valorizzarlo da subito, il rischio è di consegnare all’abbandono o ad altri usi meno urgenti questo grande patrimonio che la Tav ci lascerà in eredità.