IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 26 Febbraio 2022

L’orrore della guerra. Per ottenere la pace serve coraggio

Nel giorno in cui il Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano Mario Draghi annunciava la fine dell’emergenza sanitaria, che non verrà rinnovata oltre il 31 marzo 2022, il presidente russo Putin precipitava l’Europa e il Mondo in una nuova e forse più grave crisi internazionale, invadendo l’Ucraina e portando la guerra alle porte dell’Europa. Kiev dista meno di 2 mila chilometri da Verona, una ventina di ore di macchina.
Come Pd veronese abbiamo condannato questo atto vile e ingiustificato che taglia fuori il leader russo dal consesso civile e pone una grave ipoteca sul futuro del suo popolo. Abbiamo manifestato solidarietà alla comunità ucraina di Verona, contribuito a tutte le manifestazioni, promosso atti contro la guerra in tutte le istituzioni in cui siamo presenti. Di fronte alla guerra, che riporta gli uomini allo stato di natura ferina, opponiamo e promuoviamo i valori della pace e della civiltà.

Di fronte ai morti e alla violenza, anche i politici estimatori del russo Putin hanno fatto un passo indietro. Almeno in facciata, perché sotto le ceneri del populismo e del sovranismo italiano e veneto di Lega e Fratelli d’Italia brucia ancora la politica estera filorussa.
Il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, che nel 2016 promosse una risoluzione per il passaggio della Crimea alla Russia (sulla quale il presidente Zaia lasciò libertà di coscienza alla sua maggioranza), oggi ci spiega che il Donbass, uno dei territori di confine contesi, è russo “per storia”. Dirlo mentre le truppe di Putin puntano direttamente su Kiev, capitale del Paese, a conferma del fatto che la difesa delle regioni russofone dell’Ucraina era soltanto un pretesto per dare avvio ad una guerra di espansione, significa voler volgere lo sguardo da un’altra parte.
Fin dal marzo 2014, al tempo cioè delle prime sanzioni europee alle mire espansionistiche russe, il Donbass è stato mèta dei viaggi di estremisti di destra, leghisti salviniani, politici veneti e anche veronesi in cerca di gloria, che lì sono andati a farsi i “selfie autonomisti”, a giocare con passaporti diplomatici e incarichi consolari delle autoproclamate repubbliche russofone, nella speranza di entrare nelle grazie (e nei finanziamenti) dell’autarca russo.
Niente di nuovo sotto al sole: questa fauna politica, che anche di fronte alla guerra continua a ripetere a pappagallo le bugie di Putin, in passato si è posata come sciame di mosche su tutte le principali piaghe europee, dalla Serbia, al Montenegro, all’Albania, arrivando talvolta a portare “a casa”, si fa per dire, inutilissimi accordi commerciali con le aziende partecipate veronesi.
Il movimento per la pace dovrà ancora una volta contare sulle proprie forze, sui partiti di centrosinistra, il movimento sindacale, gli studenti.
Serve più coraggio per fare la pace che per fare la guerra, bisogna credere nella forza del dialogo e, come ha detto Gino Strada, «La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata: va abolita».

Maurizio Facincani
Segretario Provinciale