IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 21 Maggio 2021

Scuola, sanità, territorio devono essere i perni del rilancio del Paese

E’ positivo che, grazie ad iniziative come quella del gruppo editoriale Athesis sulla sostenibilità, sempre più ampi e importanti settori della città e della provincia di Verona si interroghino su ciò che in concreto il territorio vuole dalla transizione ecologica indicata dalle politiche nazionali ed europee con il Recovery Fund da una parte e il Piano nazionale di rilancio e resilienza dall’altra.
Una transizione che è anche un’occasione unica, forse l’ultima chiamata, per il rilancio di un Paese sempre più segnato dalle diseguaglianze e lacerato da punte di eccellenza da una parte e ampie sacche di criticità irrisolte dall’altra parte.
Concordo col presidente di Confindustria Verona Michele Bauli quando sostiene che il rilancio della fiera e dell’aeroporto, la riqualificazione dell’arsenale, dello scalo merci, della Marangona o di decine di altri siti di cui si parla da anni, anzi da decenni, possono fare davvero la differenza, se l’azione viene guidata e posta al servizio di una precisa visione di città. Siglare un patto tra politica ed impresa, frutto di un confronto serrato e costruttivo su questi temi, per indicare strade concrete da percorrere, dovrebbe essere una priorità per chi vuole amministrare la città. Senza perdere di vista l’obbligo di non aumentare le
disuguaglianze, come detto, ma anzi di lavorare a mani, cuore e testa intrecciate per ridurle, non escludendo nessuna delle parti sociali dal confronto.
Oltre alle domande, però, bisogna cominciare a dare anche qualche risposta, o almeno esigerla, per le tante tematiche che i cittadini hanno metabolizzato con netto anticipo rispetto alle amministrazioni degli ultimi 15 anni. Parlo ad esempio della vivibilità dei quartieri e dei paesi, dell’esigenza di nuovi e qualificati spazi pubblici in città e provincia, di una vera riconversione della mobilità in senso più sostenibile che ponga rimedio all’invasività del traffico almeno nelle zone residenziali.
E’ dunque curioso che il Sindaco di Verona Sboarina tiri fuori soltanto adesso, a fine mandato, lo slogan della “città dei 15 minuti”, lo stesso che l’anno scorso aveva portato alla rielezione trionfale della Sindaca di Parigi Anne Hidalgo, con la proposta di una riforma urbanistica che avrebbe consentito a tutti i parigini di soddisfare tutti i loro bisogni di lavoro, shopping, salute e cultura entro 15 minuti dalla propria abitazione, a piedi o in bicicletta. Lo stesso su cui punta per la rielezione il sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Oltre a costruire le ciclabili vere e proprie (non le corsie disegnate con la vernice), già durante il suo primo mandato Hidalgo aveva radicalmente rivisto la cultura della mobilità di Parigi, vietando l’ingresso in città ai veicoli più inquinanti, togliendo le auto dalle banchine della Senna e recuperando spazio per costruire percorsi pedonali e aree piantumate. Cosa ben diversa dal tenere aperta l’asfittica Ztl cittadina per tutto il giorno. Si comprende la volontà di alleviare i problemi di commercianti ed esercenti del centro storico, ma il limite di questa decisione sta nell’essere ancorata al momento e di non indicare una prospettiva che non può che essere fondata su una maggiore collaborazione tra pubblica amministrazione,
commercianti, artigiani e cittadini stessi, per riconoscere ai centri urbani il ruolo di “connettore di esperienze” che hanno assolto fin dall’antichità.
In campo sanitario la pandemia ha messo a nudo le carenze della medicina territoriale mostrando le contraddizioni insite nella scelta di puntare esclusivamente sulle strutture ospedaliere venete, tra l’altro mal distribuite sul territorio. Mentre i cittadini vivono quotidianamente i disagi indotti da queste carenze, si parla quasi soltanto dei progressi delle eccellenze. Eppure i dati dell’Ires Cgil Veneto dimostrano che l’assistenza domiciliare e gli ospedali di comunità in Veneto non riescono a coprire più del 40% del fabbisogno, finendo così per ingolfare i pronto soccorso e i posti letto degli ospedali.
Infine occorre credere nella formazione e nell’incremento delle competenze digitali della popolazione, punto imprescindibile affinché il rilancio del territorio e del Paese non si trasformi in uno strappo che potrebbe diventare un ostacolo alla realizzazione del NextGenerationEU, strumento messo in campo per contribuire a riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia di Coronavirus e per creare un’Europa post Covid- 19 più verde, digitale, resiliente e adeguata alle sfide presenti e future.

Maurizio Facincani
Segretario provinciale