IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 8 Maggio 2021

Troppe morti sul lavoro. Non è questa la ripresa che vogliamo.

I segnali di una ripresa degli infortuni sul lavoro, dopo un anno caratterizzato da assoluta incertezza economica e lavorativa a causa della pandemia, erano già stati rilevati nell’ultimo bollettino trimestrale dell’Inail: “Nel periodo gennaio-marzo di quest’anno – scriveva l’Inail – si registra ancora una diminuzione delle denunce di infortunio e di malattia professionale rispetto all’analogo periodo del 2020. Con lo scorso mese di marzo sembra delinearsi, però, un’inversione di tendenza del trend, che andrà comunque monitorato e verificato nei prossimi mesi”.

La previsione appare confermata dalla drammatica sequenza di morti sul lavoro che ha scosso il Paese negli ultimi giorni e che ci interroga: dal caso di Montebelluna dove un operaio di 23 anni è stato investito da un’impalcatura, morendo sul colpo, a quello della giovane operaia tessile Luana D’Orazio, 22 anni, mamma di un bambino di 5 anni, finita dentro l’ingranaggio di un orditoio a Prato, a quello dell’operaio 49enne di Busto Arstizio, padre di due bimbe di sette e otto anni, schiacciato dal tornio meccanico di un’azienda di lavorazione di materie plastiche. E la conta purtroppo aumenta ogni giorno.
Sempre i dati INAIL dicono che nel primo trimestre dell’anno ci sono stati 185 morti sul lavoro, tre morti al giorno, 19 in più rispetto ai 166 del primo trimestre 2020. Più le migliaia e migliaia di infortuni e mutilazioni e malattie.
E’ forse questo il ritorno alla normalità a cui dovremmo tornare ad abituarci?

No, non è questa la ripresa che vogliamo. Come Pd abbiamo già detto che va resa operativa e convocata al più presto la Commissione sulla sicurezza sul lavoro istituita al Senato; che va data piena attuazione al piano strategico nazionale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Abbiamo sottolineato che combattere contro il lavoro nero e a favore della sicurezza nei luoghi di lavoro è una delle condizionalità del Recovery Plan. Ma non basta.

I lavoratori hanno diritto di lavorare in condizioni di sicurezza e di poter tornare a casa integri fisicamente e moralmente. Il ministro Orlando sta facendo un buon lavoro su questo versante, ma anche il PD se ne deve occupare con maggior impegno.
Cominciamo organizzando, sia a livello regionale che a livello nazionale, una campagna di ascolto dei lavoratori, dei sindacati e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.
Io, convintamente, chiederò di farlo al nostro gruppo consigliare regionale.

Dobbiamo andare all’origine del problema delle morti cosiddette bianche rendendo capillare la rete che porta formazione e controlli a tutte le aziende, anche le più piccole. Questo significa avere una strategia, competenze, personale adeguatamente formato.
Come ha scritto la Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (Ciip) al presidente del Consiglio Mario Draghi lo scorso 22 Aprile: “L’Italia è fanalino di coda in Europa per investimenti in prevenzione: 0,5% della spesa sanitaria complessiva, contro una media UE del 2,9%. Pochissime peraltro sono le Regioni che investono in prevenzione il 5% del Fondo sanitario, valore guida da tempo stabilito; le risorse di personale dei Servizi di prevenzione delle ASL e del Sistema Nazionale delle Agenzie Ambientali (SNPA) si sono via via assottigliate”

Il territorio veronese, che conta ogni anno, rispetto al dato regionale, più di un quinto delle denunce di infortunio e un quarto degli infortuni mortali, è zona da monitorare con molta attenzione.

L’Italia vive una paradosso: si preferisce spendere qualcosa come 45 miliardi all’anno per malattie professionali, inabilità permanente e morti sul lavoro, piuttosto che investire in prevenzione.
Se la direzione deve essere quella di una economia più green e sostenibile, come indicato anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), dobbiamo rimettere in moto i cantieri per rimettere in moto l’economia, ma non dobbiamo dimenticare la prevenzione. Incentiviamo un modello premiale per le aziende che investono in sicurezza: ad esempio, in edilizia, introduciamo una sorta di bonus-malus per le imprese che hanno meno infortuni e mettono in campo veri piani di prevenzione, col conseguente abbassamento dei premi assicurativi INAIL.

Diversamente continueremo a fare la triste conta dei morti.

Maurizio Facincani
Segretario Provinciale