A/22, Sboarina e Scalzotto, basta opporsi agli investimenti su Verona

Pubblicato da il 12 Ottobre 2020

Sindaco e Presidente della Provincia di Verona si assumano la responsabilità di aver ritardato di parecchio il rinnovo della concessione per l’Autobrennero e, di conseguenza, gli investimenti milionari previsti su Verona.

Ho sempre avuto un dubbio sui loro timori – quelli relativi al fatto che con una nuova concessione per la gestione dell’A22 e la liquidazione dei soci privati, sono a rischio 477 milioni di euro di investimenti della società autostradale previsti nei prossimi dieci anni nel nostro territorio – e sulla loro controproposta – quella di rinnovare la concessione, scaduta il 30 aprile 2014, per altri dieci anni al fine di avviare le opere infrastrutturale per fronteggiare i problemi del Covid-19.

Per due ragioni.

La prima: è da gennaio 2016 che stiamo lavorando alla soluzione del rinnovo – in accordo con l’Europa – e questa obiezione è emersa soltanto recentemente e, soprattutto, dopo che la Corte dei Conti del trentino – nel giugno del 2019 (tre anni e mezzo dopo l’accordo di gennaio 2026) – ha valutato le quote dei privati ad un prezzo non in linea con le loro attese.

Lo capisco, ma non può essere questo il metro di giudizio.

La seconda ragione: era una proposta impossibile. Infatti, come già chiarito a novembre 2018, l’Europa ha ribadito che “questa proroga darebbe luogo ad un affidamento senza gara incompatibile con la normativa UE in materia di appalti pubblici e concessioni e, inoltre, un siffatto affidamento senza gara sarebbe incompatibile con le norme UE in materia di aiuti di stato.

Insomma, sono le carte a smentire la loro opposizione, compreso il piano finanziario dell’A/22.

Infatti, è quello che prevede le opere da fare e quando sarà rinnovata la concessione “in house” è quello che deve essere rispettato, non le previsioni di qualcuno!

Entro il 29 dicembre prossimo la questione va risolta e adesso ci sono tutte le condizioni.

Sboarina e Scalzotto lavorino all’unica soluzione possibile, il rinnovo “in house”, altrimenti ci sarà una gara e un russo o un cinese si prende una società che funziona e produce iniziative favorevoli al territorio.

Se poi, la società non sarà in grado di rispettare il piano finanziario, allora ragioneremo in altri termini, considerato che il rinnovo “in house” consentirà la revoca della concessione in maniera molto più agevole.

Vincenzo D’Arienzo, Senatore Pd