Bigon: “Gli ospedali di comunità devono essere attivati prima possibile: al di là dell’epidemia, la Regione è comunque in ritardo”.

Pubblicato da il 31 Agosto 2020

Come Partito Democratico grazie alla nostra battaglia in Consiglio regionale abbiamo evitato la ‘lombardizzazione’ della sanità veneta, difendendo il ruolo dei medici di base e dei presìdi territoriali, decisivi anche per affrontare l’emergenza straordinaria del Covid-19, ma soprattutto fondamentali per la gestione ordinaria delle cronicità. A maggior ragione in un territorio dove la popolazione continua a invecchiare e non può permettersi di fare decine e decine di chilometri per una visita o un esame.

Tuttavia troppe promesse sono rimaste sulla carta. A partire dalle strutture intermedie (ospedali di comunità, hospice e unità riabilitative territoriali), in ritardo e completamente snaturate. Ad esempio gli ospedali di comunità prenderanno di fatto il posto delle lungodegenze, nonostante assolvano a due compiti ben diversi. Negli ospedali di comunità è prevista una ‘minore intensità’ per quanto riguarda l’assistenza medica, inoltre dopo 60 giorni di ricovero scatta il ticket giornaliero. Nel frattempo, in attesa della loro apertura, è accaduto che la Regione abbia siglato convenzioni con strutture private per avere dei posti letto aggiuntivi, naturalmente a pagamento. Non era meglio mantenere attive le lungodegenze, facendo una revisione seria del Piano sociosanitario?

Anna Maria Bigon, candidata al Consiglio Regionale alle elezioni del 20 e 21 settembre