D’Arienzo: Risolvere gli ostacoli sulla TAV Brescia-Verona

Pubblicato da il 15 Giugno 2020

Le gare d’appalto andate deserte per la realizzazione dell’alta velocità Brescia-Verona stanno rallentando l’esecuzione dei lavori. Il Ministero intervenga, anche in sede UE, per favorire l’ultimazione delle opere affidate nel rispetto delle tempistiche contrattuali. Così Vincenzo D’Arienzo, capogruppo PD in Commissione Trasporti al Senato.

Per il lotto Brescia/Verona sono stati pubblicati 4 appalti su 8. Due sono andati deserti e due hanno ricevuto una sola offerta. Peraltro, una delle due offerte ricevute è stata ritenuta non idonea. Da ciò si desume una condizione di difficoltà del mercato con inevitabili rischi per il Contraente Generale legati a potenziali default dell’appaltatore. Non si esclude che le ragioni siano da ricercare nelle crisi delle imprese del settore e dalla conseguente recessione nel campo dei lavori infrastrutturali in Italia.

Queste problematiche stanno rallentando l’esecuzione dei lavori e, quindi, potrebbero compromettere il rispetto degli obblighi temporali che l’Italia ha assunto con l’Unione Europea.

Per Verona significherebbe aspettare più tempo ancora con la conseguenza di non rispettare il cronoprogramma per agganciarci all’apertura del tunnel del Brennero, vera chiave di volta per i traffici merci che attraversano il nostro territorio.

Il problema viene da lontano. In seguito alla procedura comunitaria d’infrazione n. 2001/2084, il Governo Berlusconi nel 2008 impose la revisione delle condizioni di affidamento di alcune tratte ad Alta Velocità/Alta Capacità, fra cui la Milano-Verona, stabilendo di assegnare una determinata quota di lavori a imprese terze.

In pratica, per la tratta Milano/Verona venne imposto l’affidamento al mercato, mediante procedure di gara, di una quota degli appalti da far eseguire a terzi pari al 70% circa delle opere civili e di armamento (le infrastrutture). Il restante 30% restò in capo al Consorzio CEPAV 2 attraverso gli affidamenti diretti.

Alla luce di quanto sta accadendo, ovviamente, i tempi di ripubblicazione sono lunghi e, stante la contingente situazione creatasi, è forte il rischio che possa ripetersi la medesima cosa anche nei restanti appalti con margini di recupero sui tempi evidentemente nulli.

La situazione di difficoltà che il Consorzio CEPAV2 sta affrontando nell’assegnazione degli appalti impone la ricerca di una soluzione alternativa a quella prevista ad oggi, pur nel rispetto dei principi comunitari.

Ho proposto al Ministro De Micheli una possibile soluzione. A mio parere se la gara pubblica per l’individuazione delle imprese terze cui affidare il 70% dei lavori dell’intera tratta, andasse deserta o comunque non è possibile aggiudicarla, il Contraente può procedere con affidamenti diretti purché le condizioni iniziali dell’appalto non siano sostanzialmente modificate.

Credo che questa soluzione sia una corretta interpretazione degli impegni assunti dal Governo italiano in sede comunitaria. In questi casi, ossia quando un appalto non viene aggiudicato in sede di prima pubblicazione, l’obbligo di affidare ad imprese terze con una gara una quota parte dei lavori, dovrebbe ritenersi assolto da parte del Contraente.

E’ l’unica per garantire l’ultimazione delle opere affidate nel rispetto delle tempistiche contrattuali senza che ciò possa essere considerata quale violazione degli impegni assunti dallo Stato italiano verso la CE.