Disturbi alimentari – Salemi: “Non possiamo stare a guardare. Urgente investire sui Centri Regionali di Riferimento. A Verona mancano risorse e personale”

Pubblicato da il 26 Ottobre 2018 0 Commenti
“L’allarmante numero di ragazzi veronesi che soffrono di disturbi alimentari deve spingere a un’azione forte e decisa. Bisogna investire sulla prevenzione. Bisogna prevedere interventi adeguati, a partire dal nuovo piano sociosanitario, garantendo ai Centri Regionali di Riferimento una dotazione organica in grado di rispondere a tutte le richieste. Oggi il Centro veronese, che ha in carico circa 200 pazienti, è sotto organico. Mancano così le risorse – prima di tutto umane, come psichiatra, psicoterapeuta e dietista – per permettere alla struttura di assolvere al delicato compito da svolgere”.
Così la vice-capogruppo del Pd in Consiglio regionale Orietta Salemi interviene sul tema dei disturbi alimentari rilanciando la richiesta di un impegno mirato della Regione già nel nuovo Piano socio-sanitario.
“I Centri regionali sono tasselli fondamentali sui quali occorre investire perché possano dare le necessarie risposte di assistenza e cura – spiega Salemi -. Come c’è stato riferito in commissione a Venezia  per sopperire alla carenza di personale a Verona intervengono specializzandi universitari, borsisti o contrattisti pro tempore che, con tutta la loro buona volontà, non possono comunque garantire un servizio per l’intero anno solare. Mai come in questa patologia è invece necessaria e vitale la continuità di accompagnamento. La giovane o il giovane che accedono a questo Centro rischiano di essere accolti per una prima visita, ma poi abbandonati, con le proprie famiglie, a loro stessi perché non è attivato il servizio semi-residenziale con pasti assistiti, né un servizio ambulatoriale intensivo. Cosa succede allora? La famiglia si affida a un’assistenza privata, con costi spesso insostenibili, oppure va incontro a ritardi nella risposta alla cura con inevitabili rischi di cronicizzazione della malattia della propria figlia o del proprio figlio. E nel peggiore dei casi poi subentra il ricovero, ma non sempre le strutture ospedaliere sono in grado di accogliere la gestione o al trattamento di questa particolare patologia adolescenziale perché spesso sottodimensionate”.
“Il tema dei disturbi alimentari – aggiunge Salemi – si inserisce in modo preoccupante nella galassia dei disturbi del comportamento e nel panorama più generale della salute mentale, investendo ormai una fetta di popolazione, composta da bambini e adolescenti, sempre più crescente. Ad oggi in Veneto non si fa ancora abbastanza, per questo occorre investire il prima possibile in maniera coraggiosa sulla prevenzione. Secondi i dati della relazione del Piano socio sanitario regionale sulla salute mentale, l’accesso ai servizi per disturbi neuro-psichici in età evolutiva è in forte aumento. Si parla di un incremento annuo del 6/7%. Inoltre, secondo il report regionale al 2015, tra le le ragazze di età compresa tra 14 e 25 il 10% soffre di disturbi alimentari, e tra queste il rischio mortalità tra chi soffre di anoressia è pari al 10-20%”.
“Di fronte a questo fenomeno – continua Salemi – come possiamo intervenire? Serve aumentare il personale nei Centri pubblici che si occupano di Disturbi di Comportamento Alimentare per migliorare il servizio e per appianare le disparità territoriali. Servono specialisti che sappiano identificare subito la malattia per diagnosi tempestive. Serve continuità di assistenza e la presenza di figure di riferimento stabili per la giovane o il giovane. Serve finanziare la rete regionale per i disturbi alimentari, per assicurare omogeneità di servizi in ogni provincia e un effettivo coordinamento clinico, con protocolli condivisi e tavoli di confronto con le associazioni delle famiglie  profondamente segnate da queste dolorose condizioni”.