D’Arienzo: la Lega che discrimina i bambini.

Pubblicato da il 25 Giugno 2018 0 Commenti

La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge della Regione Veneto che aveva introdotto i titoli di precedenza per l’ammissione dei bambini all’asilo nido.

Seguendo l’impostazione propagandistica leghista, Zaia, da tanti definito un leghista moderato, aveva introdotto un discrimine divisivo, in particolare che avevano titolo di precedenza per l’ammissione all’asilo nido i bambini che si trovavano nel seguente ordine di priorità: i bambini portatori di disabilità; i figli di genitori residenti in Veneto anche in modo non continuativo da almeno quindici anni o che prestino attività lavorativa in Veneto ininterrottamente da almeno quindici anni.

Con questa decisione, la Lega faceva pagare ai bambini una sorta di “colpa”, peraltro, da loro attribuita come se fosse il giudice per decidere chi ha diritto o meno sulla base della residenzialità.

Un’assurdità inaccettabile che per fortuna la Corte Costituzionale ha cancellato.

Il ricorso era stato presentato dal Governo Gentiloni. Ottima iniziativa.

Era una decisione sbagliata e foriera di negazione di diritti. Dove sta scritto che uno stato di residenza o di occupazione in Veneto così alto, per giunta per entrambi i genitori, è idoneo a dimostrare che i figli presentino una necessità di fruire del servizio degli asili nido pubblici maggiore rispetto ai figli dei genitori residenti o occupati in Veneto da meno di 15 anni?

E in quale modo il criterio della residenza o dell’occupazione protratta ha un collegamento logico con le esigenze formative del bambino e con le esigenze economiche dei genitori?

Il fatto è che sono manifestamente irrazionali il criterio di preferenza basato sulla durata della residenza o dell’occupazione nella regione del genitore (anziché sulla condizione del bambino) e la completa esclusione di qualsiasi rilievo della situazione economica del genitore.

Questo strano criterio di precedenza voluto dai leghisti ostacolava il trasferimento in Veneto di famiglie che magari nella propria regione di residenza o di lavoro godevano di provvidenze simili, in quanto con il trasferimento in Veneto le avrebbero perse. E, viceversa, sarebbe stato un incentivo indebito a non lasciare il Veneto per coloro che già vi risiedano o vi lavorino in regioni in cui questo vantaggio non c’era.

In ogni caso, è del tutto irragionevole ritenere che i figli di genitori radicati in Veneto da lungo tempo presentino un bisogno educativo maggiore degli altri.

Poiché nessuna legge può precludere ad alcuno l’accesso agli asili nido, servizio, peraltro, la cui erogazione non è obbligatoria, quella decisione leghista è stata giustamente eliminata dalla storia del nostro Paese.

 

Sen. Vincenzo D’Arienzo