D’Arienzo: Banca Popolare di Vicenza, cominciano a pagare. La mia proposta di legge.

Pubblicato da il 31 Gennaio 2018 0 Commenti

La vicenda della Banca Popolare di Vicenza è nota a tutti. Un manipolo di dirigenti che in maniera fraudolenta hanno causato il crollo delle azioni e la perdita di miliardi di euro capitale detenuto da migliaia di cittadini e imprese venete.

Una vergogna nazionale ed un danno incalcolabile all’economia.

Il procedimento penale è in corso ed è stato chiesto il rinvio a giudizio per sette persone, tra le quali l’ex presidente Zonin. Quindi, aspettiamo fiduciosi la condanna.

La buona novella è comunque che è stato avviato un imponente sequestro conservativo di beni e proprietà a carico di cinque degli imputati nell’inchiesta per un controvalore di oltre 346mila euro per ciascuno relativi alle spese del giudizio calcolate finora per un totale quindi di 1 milione 750mila euro.

Perché il sequestro? Gli accertamenti svolti hanno rilevato che gli interessati stavano trasferendo e dismettendo le proprie disponibilità patrimoniali. Considerata la fondata ragione che potessero mancare o che si disperdessero le garanzie per il pagamento della pena pecuniaria, delle spese di procedimento e di ogni altra somma dovuta all’erario dello Stato, è stato ordinato il sequestro.

Ovviamente, è solo la prima parte. Infatti, quella cifra è di gran lunga inferiore rispetto agli importi per risarcire i danneggiati dalla banca.

Su questo punto avevo presentato una proposta di legge. Infatti, poiché avevo letto che Zonin stava cedendo il suo patrimonio ai figli in modo da eludere la rivalsa dei risarcimenti e considerato che la legge già oggi prevede il sequestro cautelare preventivo quando il reo al fine di sottrarsi al procedimento ablatorio, si spogli delle proprie sostanze, con la mia proposta avevo chiesto di inserire nell’ordinamento che il provvedimento di sequestro riguardasse espressamente i beni di cui il reo ha la disponibilità “anche per interposta persona”.

In questo modo è impossibile per chiunque sfuggire alle proprie responsabilità costringendoli a pagare il debito derivante da condanna per fatti illeciti e per i danni arrecati al patrimonio di tanta altra gente.