D’Arienzo: il Governo rinvii l’automatismo sull’età pensionabile.

Pubblicato da il 25 Ottobre 2017 0 Commenti

A causa di un automatismo previsto dalla legge Fornero, dal 2019 per andare in pensione non basteranno più gli attuali 66 anni e 7 mesi, ma si aggiungeranno altri 5 mesi, quindi, ne serviranno 67.
L’Istat ha aggiornato il nuovo dato sulle speranze di vita degli italiani che viene utilizzato come nuovo parametro per le future pensioni. Si tratta del tempo medio di vita dopo l’età pensionabile, ovvero dopo l’ingresso in pensione e che, con riferimento ad oggi, prevede tale parametro a 65 anni.
I nuovi dati, invece, sono in aumento:  per i neonati l’aspettativa è salita a 82,8 anni, mentre per i 65enni, l’aumento è a 20,7 anni. Per le donne, invece, l’aspettativa è di circa 85 anni contro gli 80,6 anni degli uomini.
Non di soli numeri si tratta, peraltro positivi perché significa che viviamo di più. Infatti, Il parametro è utilizzato per l’adeguamento all’età minima per la pensione di vecchiaia che oggi è a 66 anni e sette mesi e che potrebbe essere aumentato a 67 anni per uomini e donne a partire dal 2019 con un decreto ministeriale.
L’adeguamento è previsto dalla legge Tremonti-Sacconi del 2010, successivamente reso automatico dalla riforma Fornero. Inoltre, proprio la riforma Fornero contiene una clausola di salvaguardia per cui l’aumento dell’età a 67 anni scatterebbe comunque, a partire dal 2021. Al momento per far entrare in vigore il provvedimento occorre un decreto ministeriale.
Per quanto riguarda invece la possibilità di andare in pensione in anticipo rispetto a quella di vecchiaia (l’ex pensione di anzianità contributiva), dal 2019 saranno invece necessari 43 anni e tre mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne. A oggi invece per l’uscita anticipata verso la pensione ci vogliono 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne.
L’automatismo previsto dalla legge Fornero deve essere rivisto. È vero che, sulla base dei calcoli dell’Inps e della Ragioneria Centrale dello Stato, il mancato adeguamento costerebbe 141 miliardi cumulati nei prossimi dieci anni, pur tuttavia ogni legge deve corrispondere al momento storico che viviamo. È non mi pare che ci siano le condizioni per aggravare i lavoratori di altro tempo.
Penso che sia indispensabile fermare la follia di un automatismo perverso che porta a peggiorare periodicamente l’età pensionabile dei lavoratori. Anzi, sono convinto che sia urgente fermarsi e riconsiderare questo meccanismo scorretto e penalizzante.
Per favorire questa riflessione, sarebbe bene spostare l’applicazione dell’adeguamento all’anno prossimo in modo da avere tempo per riesaminare l’automatismo e adeguarlo alla situazione attuale che, dal punto di vista economico, è diversa e, per fortuna, migliore del 2012.