Nuovo CdA Mercato ortofrutticolo: familismo e incarichi multipli.

Pubblicato da il 10 Luglio 2015 0 Commenti

La figlia del consigliere di amministrazione uscente, il parente della consigliera comunale, la fidanzata del dirigente: chi sperava che la politica potesse avere un briciolo di pietà per Verona Mercato, il più grande mercato ortofrutticolo d’Italia, già prostrato dalla gestione della presidente uscente Erminia Perbellini (costretta alle dimissioni, lo ricordiamo, in seguito ai pesantissimi rilievi del Collegio dei Garanti) si dovrà ricredere amaramente: scorrendo la lista dei nuovi consiglieri di amministrazione dell’ente, abbiamo la conferma pratica che il familismo non è problema che riguardi soltanto Roma o le università del Sud.

Ancora una volta la composizione del CdA è stata fatta col bilancino del farmacista, avendo a mente le vicinanze politiche e personali più che la rappresentatività del settore o le competenze necessarie al rilancio di questa bistrattata azienda. Competenze che ritroviamo certamente nella figura di Damiano Berzacola, ex presidente Coldiretti Verona, ma che è già consigliere di amministrazione del Consorzio Zai e vicepresidente di Verona Fiere. E’ bene consentire di cumulare tanti incarichi?

Nutriamo invece seri dubbi sulle conoscenze ortofrutticole di Bruno Tacchella, notoriamente rappresentante dei tassisti veronesi, che ricopre già l’incarico di consigliere in Quadrante Servizi, e di Massimo Mariotti, di professione tuttologo, avendo questi scorrazzato per tutti i CdA degli enti comunali.

Dove sono i manager e i professionisti che dovrebbero rilanciare il mercato? E’ questo il meglio che le istituzioni cittadine riescono ad esprimere? Mariotti, per esempio, attualmente occupa ben tre poltrone: è presidente di Acque Veronesi in quota Comune/Agsm, consigliere del Consorzio Zai in quota alla Provincia di Verona e consigliere di Verona Mercato in quota alla Camera di Commercio. La ‘promozione’ a presidente di Dalla Bernardina, vice della Perbellini fino a poco tempo fa, non è indicativa di rottura col passato ma, al contrario, di continuità. Non da ultimo, colpisce l’assenza di un rappresentante della cooperativa Facchini: qual è la logica di tale esclusione? O si sceglie di lasciare fuori dal CdA chi opera nel mercato, compresi anche i commercianti (linea preferibile) o si mettono tutti dentro, facchini compresi.

I consiglieri comunali PD
Fabio Segattini e Michele Bertucco