Salvataggio aeroporto: cosa nasconde l’urgenza?

Pubblicato da il 28 Giugno 2014 0 Commenti

Che cosa c’è di urgente nella delibera per il salvataggio dell’aeroporto che andrà al voto nel Consiglio straordinario di lunedì? La scadenza fissata dai nuovi padroni dell’aeroporto, che hanno imposto ai soci di dare il via libera all’operazione di salvataggio con Save entro e non oltre il 30 giugno, era nota fin dai primi giorni del mese. Esattamente il 6 giugno gli uffici comunali avevano già acquisito e predisposto tutti i documenti necessari. Perché allora la giunta ha aspettato fino all’ultimo momento per esaminare la questione e mandare al Consiglio la delibera negando così ogni possibilità di discussione preliminare perfino nei confronti delle Commissioni competenti? Che cosa voleva non si sapesse o che non venisse approfondito?

Le risposte a queste domande si possono cercare nei documenti che compongono il faldone. Dentro ci troviamo un altro vago abbozzo di piano industriale in cui ancora una volta si elude la questione principale del posizionamento strategico del “nostro” aeroporto, demandando ogni decisione ai nuovi padroni che difatti hanno già cominciato a disporre in barba ad ogni indirizzo precedente. Troviamo inoltre due versioni di “Linee guida per i patti parasociali”, una delle quali ipotizza la permanenza di Cariverona nella compagine sociale (che dall’attuale 4% circa potrebbe salire fino al 16%) mentre l’altra la esclude. Ad ulteriore dimostrazione delle perplessità che hanno suscitato tra i soci istituzionali le modalità poco chiare e poco trasparenti con cui questa partita è stata condotta: un’operazione di grande rilievo fatta senza gara pubblica, con il socio destinato a diventare di maggioranza relativa fatto entrare dalla porta di servizio.

Infine troviamo una sorta di salvacondotto per la dirigenza e il consiglio di amministrazione attualiovvero una bozza di accordo con cui Save dichiara di non avere nulla da pretendere nei confronti dei Sindaci e degli amministratori dimissionari (perché l’attuale consiglio di amministrazione dovrà dimettersi). Con ciò rischia di passare in cavalleria tutta la questione delle responsabilità degli ex amministratori, oggetto delle promesse di tanti. Facile prevedere che gli interessati si stracceranno le vesti per spiegare che si tratta di una normale clausola contrattuale, comune a tutte le operazioni industriali simili. I cittadini comuni capiscono però una cosa diversa: che can non magna can. Ma per i casi più gravi rimane pur sempre la Procura. 

Michele Bertucco, capogruppo PD in Comune di Verona