IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 20 Novembre 2021

Verona fuori dalle mura. Considerazioni sul Rapporto Migrantes 2021.

L’ultimo Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes rileva che il Covid ha soltanto frenato ma non fermato le partenze degli italiani verso l’estero (Europa in particolare). Al più le ha rimandate. Così, se nell’ultimo anno l’aumento della popolazione Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) è stato “solo” del 3%, “questo dato diventa il 6,9% dal 2019, il 13,6% negli ultimi cinque anni, ben l’82% dal 2006”.

“Per comprendere pienamente cosa stia capitando alla mobilità italiana da quando è iniziato il suo revival (10-15 anni circa) – spiegano i ricercatori – ci sono una serie di dati molto esplicativi da considerare: +89,4% le donne; + 76,8% l’aumento dei minori; + 179% circa l’aumento dei cittadini iscritti all’AIRE tra i 19 e i 40 anni; +158,1% i nati all’estero da cittadini Aire”.

In breve, l’attrazione che l’estero (Europa in particolare) esercita nei confronti dei giovani e delle giovani famiglie italiane non si spiega genericamente con le possibilità offerte dall’Europa unita o dalla “globalizzazione”, ma con progetti di vita che nascono e si consolidano all’estero. Perché in molti partono e in pochissimi fanno ritorno.

In questo quadro la provincia di Verona non fa eccezione. Lapidario il commento del sociologo veronese Riccardo Giumelli, componente del comitato scientifico del Rapporto Migrantes: “L’unica popolazione veronese che continua a crescere è quella che risiede stabilmente all’estero”.

Su 51.619 emigrati veronesi iscritti, il 48% sono donne e il 66,3% ha meno di 50 anni.

C’è dunque di che riflettere: mentre a livello locale certa politica vorrebbe frenare il calo demografico abolendo la Legge 194 sull’interruzione di gravidanza, le giovani famiglie scappano a gambe levate, lasciando una città e un territorio sempre meno popolosi, con residenti più anziani e tendenzialmente meno istruiti. Spesso, infatti, è la parte più istruita a fare il grande passo. Forse a causa dei tagli alla ricerca pubblica, certo, ma anche per lo scarso peso che “ricerca e sviluppo” hanno nel settore privato, spesso diviso in un insanabile dualismo tra aziende strutturate esportatrici e reti di subfornitura più o meno precarie che vanno sempre più distanti, minacciando la sopravvivenza di piccole e piccolissime imprese del manifatturiero.

Che il centrodestra cittadino sia sideralmente lontano dalla comprensione di tale fenomeno, lo dimostrano le politiche messe in campo dall’amministrazione comunale, che continua a progettare la città su Piani urbanistici insanabilmente sovradimensionati, con il risultato di stipare la città di case e centri commerciali destinati a rimanere vuoti, riducendo la qualità della vita nei quartieri.

Per non parlare delle politiche rivolte agli emigrati, generalmente ispirate alla celebrazione nostalgica della vecchia emigrazione di massa di parte dello scorso millennio. In questa direzione va, per esempio, la recente proposta di “turismo delle radici” indirizzato ai discendenti degli emigrati veronesi “potenzialmente interessati a conoscere la storia dei propri antenati”.

C’è una emigrazione nuova che anche nella ricca Verona ci interroga sul dualismo tra una economia dinamica e una società ancora troppo chiusa, nonché su un “ascensore sociale” che da noi, come nel resto del Paese, è da tempo fuori servizio.

In questi aspetti, come nel recente dibattito sui tagli dei fondi regionali alla cultura, mostra la corda anche l’ideologia leghista che per trent’anni si è limitata ad amministrare l’esistente senza preoccuparsi di costruire o rinnovare il futuro della regione e del territorio.

Una proposta politica che non abbia i paraocchi deve dire parole chiare sulla necessità di una riforma dell’istruzione professionale. La ricerca universitaria deve ingranare una marcia in più, mentre quel poco di politica industriale che si riesce ancora a fare dovrebbe finirla di nutrirsi di miti fondativi (il mitico Nordest) per partecipare attivamente alla costruzione del futuro che si chiama digitalizzazione, transizione ecologica, formazione continua. Come Pd è ciò che abbiamo provato a mettere a tema nel programma delle ultime elezioni regionali e che torneremo a proporre, per il bene del territorio, per le prossime comunali di Verona.

Maurizio Facincani
Segretario provinciale