IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 14 Novembre 2021

Cassa integrazione universale: un passo verso l’equità e la responsabilità

Nel chiacchiericcio di quella politica con la testa rivolta alle grandi manovre parlamentari per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, è passato del tutto in sordina l’accordo su una delle più importanti riforme di ricomposizione sociale e di protezione dei lavoratori di questi ultimi anni, quella sugli ammortizzatori sociali che finalmente si avviano ad acquisire una fisionomia compiutamente universalistica.

Il problema si era presentato in tutta la sua drammaticità durante il lockdown del 2020: come fornire un sostegno al reddito a quei lavoratori e lavoratrici appartenenti a settori di attività, tipologie e classi dimensionali di impresa che non rientravano nell’ambito applicativo delle norme sulla Cassa integrazione ordinaria e straordinaria, sui Fondi di solidarietà bilaterali oppure sul Fondo di Integrazione salariale?

La soluzione fu l’istituzione della Cig “con causale Covid”, che altro non era che una particolare forma di cassa integrazione in deroga, pagata dallo Stato, quindi dalla collettività.

Con la riforma degli ammortizzatori sociali del Ministro Pd Andrea Orlando, inserita nella Legge di Bilancio 2022, la cassa in deroga viene ora sostituita da una nuova cassa integrazione ordinaria che copre tutti i settori, anche quelli finora esclusi come le aziende sotto ai 5 dipendenti. Il testo prevede anche un miglioramento della Naspi, l’indennità di disoccupazione a vantaggio di chi è costretto ad affrontare un periodo di disoccupazione. 

Queste novità comportano che le imprese finora escluse dal sistema della cassa integrazione, tra cui le piccolissime imprese, dovranno aderire ad un fondo bilaterale (di norma costituito da associazioni dei datori di lavoro e da sindacati) o al Fondo di Integrazione salariale per accantonare le risorse in vista di future possibili attivazioni della cassa integrazione.

Si tratta ovviamente di costi in più che vengono ripartiti quota parte tra datori di lavoro e lavoratori ma, alla luce della drammatica esperienza del Covid, appaiono sforzi necessari a garantire la resilienza del sistema economico e a dare ai lavoratori le necessarie protezioni. Si prevede inoltre che l’avvio del sistema venga finanziato con risorse Statali.

Non a caso, da parte della stampa di destra, si parla già della “cassa integrazione di cittadinanza”, additando le risorse destinate a questa riforma e quelle destinate al reddito di cittadinanza come soldi spesi per “mantenere chi non lavora”.

Si tratta invece di una riforma di civiltà che evita che eventuali shock economici o sociali si scarichino di nuovo sulle casse dello Stato ma, soprattutto, che estende le tutele indipendentemente dalle soglie dimensionali delle imprese di appartenenza, sanando un’evidente anomalia che vedeva applicare regole e tutele diverse a seconda delle dimensioni dell’impresa.

Tutelare la dignità delle persone è, come si vede, un principio a cui il PD non rinuncia.

Maurizio Facincani

Segretario provinciale