IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 5 Giugno 2021

Mobilità sostenibile: le amministrazioni scelgano

Entro il 23 novembre il Comune di Verona, assieme a tutti i Comuni con più di 50 mila abitanti e alle aziende che impiegano più di 100 dipendenti, dovrà predisporre il Piano degli spostamenti casa-lavoro (Pscl), cioè una strategia, comprensiva di concrete alternative, in grado di orientare le scelte di spostamento del proprio personale dipendente verso forme di mobilità sostenibile e alternative all’uso individuale del veicolo privato.
Lo prevede il Decreto ministeriale del 12 maggio firmato dai Ministri della Transizione ecologica e delle Infrastrutture, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 maggio scorso.
Il provvedimento, accompagnato da 50 milioni di euro stanziati con il Decreto Sostegni Bis del Governo Draghi, rappresenta una prima attuazione delle previsioni contenute nel Decreto Rilancio del Governo Conte II del marzo 2020, che aveva abbassato da 300 a 100 dipendenti la dimensione delle aziende che devono prevedere la figura del mobility manager aziendale; aveva dato slancio alla figura del mobility manager scolastico e del mobility manager d’area, incardinato presso il Comune capoluogo.
A Verona, la prima infornata di riforme della mobilità aveva avuto una ricaduta immediata nel settembre 2020, quando, proprio su pressione dei mobility manager scolastici, in vista della riaperture delle scuole e con il trasporto pubblico fortemente limitato dalle restrizioni anti Covid, venne creata una “mobilità di emergenza” sfruttando lo strumento delle corsie ciclabili (inedito in Italia, introdotto sempre dal Conte Bis a marzo 2020).
Poi il nulla: molti degli intoppi e delle incongruenze del sistema di corsie ciclabili che abbraccia una parte del centro storico e della prima periferia sono ancora irrisolti e continuano ad ostacolare e a mettere a rischio gli spostamenti in bicicletta degli studenti. Certo, poi è arrivata la ciclabile Porta Palio- Castelvecchio; sta arrivando la ciclabile Saval – San Zeno e arriverà il collegamento Boscomantico-Stazione Porta Nuova. Tutti interventi attesi da anni e finanziati in buona parte o dallo Stato o dalla Regione. Ma cos’è cambiato in concreto nella mobilità cittadina? Possiamo davvero dire che oggi Verona sia più sostenibile di quanto lo era 5 o 10 anni fa?
La realizzazione degli interventi di mobilità sostenibile a Verona seguono la sorte toccata al Pums: realizzato con pesantissimi ritardi, e poi archiviato, lasciato in dote ai posteri.
Ma non c’è vera sostenibilità se gli interventi di mobilità alternativa non vanno a sostituire concretamente gli spostamenti inquinanti e socialmente svantaggiosi. L’infrastruttura sostenibile va accompagnata da un corrispettiva politica altrettanto sostenibile. Invece anche con la progettazione del filobus, il cui termine ultimo è intanto slittato da gennaio 2022 a luglio 2024, abbiamo visto soltanto una spasmodica attenzione a non intralciare troppo il traffico automobilistico privato.
Un colpo al cerchio e una alla botte che lascia inesplorate soluzioni per le parti della città che più soffrono, come Verona Sud, e che si pone in antitesi rispetto alle scelte compiute dalle grandi città europee che hanno espulso dai centri il traffico motorizzato privato sostituendolo con trasporto pubblico, pedonalità e mobilità ciclistica.
In chiaro-scuro anche i progressi che si registrano in provincia, dove si è assistito, ad esempio nell’entroterra gardesano, ad un fiorire di progetti di infrastrutture ciclabili ispirate dalla scoperta (anche qui tardiva) del turismo slow, ma poca volontà di dare soluzioni di spostamento convenienti e sostenibili ai cittadini dei paesi.
Ora però non ci sono più scuse: le leggi ci sono, le competenze anche. L’università di Verona è la sola in Italia a tenere un corso post laurea interamente dedicato alla mobilità ciclistica che dal 2013 ad oggi ha già sfornato quasi 200 “esperti promotori della mobilità ciclistica”. Ciò che continua a mancare all’appello sono le scelte di coloro che governano da 15 anni il territorio veronese a favore di una vera “transizione” anche dal punto di vista della mobilità.

Maurizio Facincani

Segretario provinciale