Tumori alla mammella e all’ovaio, Bigon (PD): “Pronta una mozione, la Regione prenda in carico le persone ad alto rischio genetico: niente ticket per le prestazioni legate alla diagnosi precoce”
“La Regione tolga il ticket per le prestazioni legate alla diagnosi precoce del tumore della mammella/ovaio in pazienti ad alto rischio genetico”. È uno degli interventi sollecitati dalla consigliera del Partito Democratico Anna Maria Bigon, prima firmataria di una mozione sottoscritta dal capogruppo Stefano Fracasso, dai colleghi Bruno Pigozzo, Claudio Sinigaglia e Andrea Zanoni, oltre a Cristina Guarda di Civica per il Veneto.
Il rischio a cui fa riferimento l’esponente dem veronese è quello legato alla mutazione dei geni oncosoppressori Brca 1 e 2, di cui è portatrice una significativa quota della popolazione sana, maschile e femminile, che aumenta in misura esponenziale la probabilità di ammalarsi di cancro al seno e all’ovaio in età giovanile: “Le percentuali vanno dal 50 all’80 per cento, mentre scendono al 10 nella popolazione femminile con i due geni non mutati. In Veneto sono stati avviati dei percorsi specifici (Pdta) per identificare i soggetti sani portatori di una variante patogenetica, quindi ad alto rischio di sviluppare un tumore, con programmi di diagnosi precoce e strategie di chirurgia profilattica (mastectomia e/o ovariectomia) per la riduzione del rischio che danno ottimi risultati, visto che si passa dal 90 al 5 per cento per il cancro al seno e dal 40 all’uno per quello all’ovaio. Proprio per questo – insiste la consigliera Bigon – è opportuno incentivare e uniformare tali percorsi in tutta la Regione, considerato che al momento variano da ospedale a ospedale anche all’interno della stessa Ulss con costi pesanti per i pazienti, fino a 500 euro l’anno. La soluzione ottimale sarebbe la presa in carico delle persone per la sorveglianza dei soggetti iscritti al servizio sanitario esposti a un elevato rischio eredo-familiare di contrarre il cancro alla mammella e/o all’ovaio, prevedendo l’esenzione totale dai ticket”.
“Del resto – conclude – è una scelta già fatta da varie Regioni indipendentemente dal colore di chi le governa, e con una sanità virtuosa, dall’Emilia Romagna alla Lombardia, passando per Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Toscana”.