Camploy, il pianto greco di Sboarina
E’ stato il Sindaco a sfoggiare doti da veggente affermando apoditticamente, in assenza di qualsivoglia progetto culturale, che il quartiere di Veronetta avrebbe tratto enormi benefici dallo show televisivo di Celentano. Evidentemente è stato mal consigliato dal solito Gianmarco Mazzi che lo scorso ottobre aveva annunciato, in connessione allo show, “momenti live che coinvolgeranno il quartiere” e “probabili partnership con l’università”. Il manager si avventurava pure in improbabili parallelismi “tra via Santa Marta e la via Gluck degli anni Quaranta”. Il Sindaco deve avergli creduto sulla parola anche quando affermava che “Celentano s’è innamorato di questo luogo, che riflette anche la sua passione per l’artigianato, e del quartiere multiculturale dove convivono parti popolari e parti più globalizzate che si sono adattate ai tempi”.
Intendiamoci: è probabile che se tutti questi annunci avessero avuto un qualche fondamento, le sorti dello show televisivo sarebbero state diverse. Come opposizione abbiamo criticato appunto l’aleatorietà e l’inconsistenza di tali affermazioni che erano evidentemente soltanto un pretesto per cacciare le compagnie dal Camploy.
Non risulta del tutto vero nemmeno che Celentano abbia coperto di tasca propria le spese di trasferimento delle compagnie, visto che le risorse sono state scalate dal pagamento dell’affitto del Camploy calcolato secondo le tariffe vigenti.
Ci sfuggono inoltre le lamentele del Sindaco riguardo all’equilibrio economico del Camploy: se un teatro comunale rende poco, di chi sarebbe la responsabilità se non del Comune stesso? E che cosa sta facendo questa amministrazione per innalzare il livello della produzione teatrale cittadina? Possiamo almeno sperare che questi 115 mila euro, che derivano da un sacrificio del teatro veronese, ritornino al teatro veronese sotto forma di un direttore artistico e di un investimento culturale che porti a colmare le lacune evidenziate dal Sindaco?
Per il gruppo consiliare comunale Pd
Elisa La Paglia, Federico Benini, Stefano Vallani