D’Arienzo, Aeroporto Catullo, una doppia tegola pericolosa

Pubblicato da il 22 Novembre 2018 0 Commenti

Temo proprio che gli Enti locali veronesi non potranno partecipare all’aumento di capitale deciso dal Consiglio di Amministrazione dell’Aeroporto Catullo, né attraverso Aerogest, perché occorrerebbe un aumento – vietato – del capitale della società, né direttamente in caso di chiusura della stessa società.

Ciò determinerebbe una riduzione della presenza di Verona nella proprietà dell’Aeroporto.

La decisione assunta riguarda sia il programma di investimenti di 60 milioni di euro che aumenterà del 50% la superficie dell’aerostazione, destinata a passare da 24 mila a oltre 36 mila metri quadri, sia l’aumento dl capitale sociale di 20 milioni.

La ricapitalizzazione dovrebbe impegnare i soci azionisti, Aerogest, ovvero Comune e Provincia di Verona, Provincia Autonoma di Trento Camera di Commercio di Verona per il 47,02%, Save per il 40,82% più tanti altri con quote minori.

Il primo problema, però, è che Aerogest è in perdita da tre esercizi consecutivi e, pertanto, per legge non può essere ricapitalizzata. Viene meno, quindi, il veicolo per partecipare all’aumento di capitale dell’Aeroporto.

Fa pecie, a questo proposito, rilevare che le perdite dei bilanci 2015/2017 siano di poche migliaia di euro. Ma come è possibile non aver agito per pochi spiccioli per evitare questa assurda situazione?

Poi c’è un altro problema: il carattere “pulviscolare” delle partecipazioni di più enti locali in una società privata impedisce che l’attività svolta dalla società partecipata possa essere qualificata come servizio pubblico di interesse generale.

In pratica, affinché il servizio possa essere considerato di interesse generale, l’intervento del soggetto pubblico deve essere necessario per garantire l’erogazione del servizio in condizioni di accessibilità fisica ed economica, continuità, non discriminazione, qualità e sicurezza, condizioni che diversamente non potrebbero essere garantite se lo stesso fosse affidato al mercato.

Le partecipazioni detenute dai soci pubblici veronesi nel Catullo non mi pare abbiano queste caratteristiche.

Da qui, il rischio concreto di alienazione delle quote o razionalizzazione delle partecipazioni stesse.

Siamo di fronte all’assurdo. Verona era proprietaria del Catullo e a causa di scelte sbagliate non solo ne ha perso il controllo, ma adesso rischia di perdere completamente la proprietà.

Una cosa che a raccontarla non ci si crede, di quanto una certa classe dirigente di questa città abbia dilapidato uno dei gioielli che ci derivavano dal passato.