D’Arienzo: Un anno di Sboarina, ordinaria amministrazione

Pubblicato da il 12 Luglio 2018 0 Commenti

L’autocelebrazione di Sboarina del lavoro svolto è fatta per coprire i limiti della giunta comunale ed il futuro che non è stato ancora centrato.

«E partita la città che avevamo in mente». Con questa parole ad effetto il sindaco Sboarina ha voluto celebrare il suo primo anno alla guida della città.

Dal suo punto di vista ha elencato quelli che ritiene i successi ottenuti, ma è solo la presentazione di una città che in questo anno non solo non è cresciuta, ma sulle libertà di espressione, sui diritti e sul futuro in Europa ha addirittura fatto un bel passo indietro.

L’ amministrazione Sboarina è iniziata con la negazione delle libertà di espressione e di idee per finire al diniego all’insediamento di IKEA, il più grave errore del secolo.

Guardando a quest’anno, Sboarina si è distinto più per la caccia a quanto aveva fatto Tosi che a delineare il futuro. Si è giornalmente sperticato a cancellare il passato piuttosto che a progettare il domani.

Capisco la voglia autoincensatoria e propagandistica, ci sta, ma il fatto che non abbia detto una parola sull’ostracismo culturale che ha posto in campo con una pervicace azione contro ogni forma di libertà individuale e culturale, imponendo il suo “credo” a qualsiasi espressione diversa, la dice lunga sui limiti esistenti che, a mio parere, sono pronti a manifestarsi ancora.

Un talibanesimo ideologico che ha oppresso e che non consente a Verona di contaminarsi, di aprirsi per perseguire la sua vocazione di solidarietà e di apertura verso altri mondi.

Nessun accenno anche al futuro dello sviluppo, con azioni di marketing per richiamare investimenti sul territorio, per favorire il turismo e per collocare Verona autorevolmente nello scenario infrastrutturale del sud Europa.

Anzi, invece di proiettare la città in quel contesto, con una “politica estera” verso tutti i soggetti protagonisti nella nostra realtà, leggi ad esempio le Ferrovie dello Stato per l’alta capacità, la società gestore per l’Aeroporto, gli operatori internazionali per l’interporto QE, la Regione Veneto per ripensare il riequilibrio degli investimenti rispetto ad altre realtà venete, si è fatto notare più per i contrasti o gli atteggiamenti supini che per le soluzioni.

Non cerco il pelo nell’uovo. Una città come Verona cresce certamente se sono garantiti l’ordine e la pulizia, ma per fare quello potrebbe bastare la struttura comunale. Dal sindaco ti aspetti, oltre a questo, lo scatto flessibile di idee e progetti, non il governo dell’ordinaria amministrazione.

Il primo cittadino che favorisce la diffusione del verde pubblico, che riduce gli spazi occupati dal cemento, che ospita grandi eventi, che redige un piano urbanistico o stradale che sia, ma non porta avanti un disegno che conduca la sua città ad un livello di competizione con altri territori per favorire la crescita del proprio, è un sindaco dell’ordinaria amministrazione.