Questione baby gang: no alla criminalizzazione del disagio giovanile Costruire la rete dei servizi socio-educativi. La sicurezza? Dove sono finite le 100 telecamere promesse nel 2018?
Ridurre la questione del disagio giovanile al problema delle tossicodipendenze è l’errore tipico della destra che fornisce risposte preconfezionate a problemi che hanno radici e storie diverse. E’ evidente infatti che l’esplosione del fenomeno delle baby gang ha a che fare anche e forse soprattutto con il periodo straordinario di emergenza che stiamo vivendo da più di due anni, che ha messo a nudo, amplificandole, le carenze preesistenti nel sistema educativo soprattutto a livello locale.
A differenza dei 35 Comuni del territorio dell’ex Ulss 22, che hanno un proprio sistema socio-educativo, il Comune di Verona ha tenuto per sé la delega della prevenzione e dei minori senza tuttavia mai sviluppare un sistema di prevenzione tranne che per le emergenze sociali conclamate. La rete socio-educativa mancante va costruita da zero, e ormai non ci sono più alibi per continuare a rimandare la decisione. La prima mancanza a cui sopperire è dunque quella degli educatori.
Con la criminalizzazione del disagio giovanile il centrodestra persevera su una linea che si è già dimostrata fallimentare negli anni scorsi, quando la stessa Guadagnini e il suo mentore Serpelloni cercarono di obbligare di fatto gli studenti medi a sottoporsi a test antidroga.
Se invece vogliamo parlare di sicurezza, il Sindaco Sboarina dica dove sono finite le 100 telecamere promesse nel 2018 ai quartieri, e ripristini i tagli operati al settore della Sicurezza che si è visto decurtare 200 mila euro nell’ultimo bilancio di previsione.
Il gruppo consiliare comunale Pd Verona
Elisa La Paglia, Federico Benini, Stefano Vallani
