IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Non è mai troppo tardi. Versione 2.0
Con 935 contratti collettivi nazionali di lavoro vigenti (il 61% dei quali peraltro scaduti) e ancora decine di forme contrattuali di assunzione atipiche, mettere le mani nella giungla del mercato del lavoro italiano, disarticolato da decenni di guerre sotterranee, riforme e controriforme, è un’impresa assolutamente disperata.
Ed è stato proprio sull’onda della disperazione dettata dalla prima ondata pandemica, in una situazione senza precedenti nella storia del nostro Paese e del Mondo moderno, che tra marzo e maggio il governo ha circoscritto quattro-cinque strumenti, tra Cig, Cigs, Cassa integrazione in deroga, Assegno ordinario, con cui assicurare alle varie categorie di lavoratrici e lavoratori il reddito necessario per sopravvivere al primo (e si spera ultimo) lockdown totale della storia del nostro Paese.
La manovra 2021, in corso di definizione, sta tracciando alcuni spartiacque che prendono spunto anche dagli insegnamenti della crisi, ad esempio l’estensione degli ammortizzatori anche per professionisti e partite Iva, e il lancio definitivo dell’assegno di ricollocazione per disoccupati, percettori Naspi, cassintegrati di lungo periodo.
L’Anpal, Agenzia per le politiche attive del lavoro, aveva provato a calcolare l’efficacia di tali assegni al termine della sperimentazione del 2018, quando lo strumento era praticamente sconosciuto: “La valutazione dell’efficacia della sperimentazione ha mostrato un incremento nella probabilità di essere occupato ad un anno dall’avvio attorno ai 3 punti percentuali. E la stima ricorsiva mostra come in 8 casi su 10 la stima dell’effetto è comunque positiva”. Un inizio, soprattutto se rapportato alla peculiarità del mercato del lavoro nostrano, da sempre dominato dal passaparola e dalla raccomandazione.
Bisogna già ora preparare gli strumenti necessari per non essere travolti dalla seconda parte dell’emergenza, che si aprirà in tutta la sua drammaticità quando la situazione epidemica si sarà finalmente stabilizzata e quindi cesseranno ristori e blocco dei licenziamenti. Una fase che si manifesterà realisticamente con una quota consistente di addetti che si riverserà sul “mercato” del lavoro avendo disperato bisogno di opportunità e orientamento.
Chi, come il Presidente del Veneto, tenta di farci credere che con l’arrivo del vaccino potremo buttarci alle spalle questo periodo tumultuoso e drammatico, non sa di cosa sta parlando oppure è in malafede. La retorica del vaccino e del ritorno alla vita di prima rappresenta oggi la massima espressione della restaurazione e della reazione.
Abbiamo invece un urgentissimo bisogno di riqualificare centinaia di migliaia di lavoratori che un sistema produttivo chiuso, escludente e distorto ha abituato per decenni a tirare a campare tra precarietà e sussidi in settore marginali, poco o per nulla innovativi e fortemente dipendenti dalla congiuntura economica.
Questo lavoro andrà ovviamente fatto di pari passo col cambio di marcia che si attende dall’impiego degli oltre 200 miliardi di finanziamenti Ue del Next Generation Eu.
Lo sentiamo ripetere in tutte le salse: il futuro è nell’economia verde e nella digitalizzazione, eppure, come sottolinea il presidente del Cnel Tiziano Treu, “il punto vero è un altro: per cogliere quest’opportunità serve un’educazione di massa che deve avere una portata simile all’alfabetizzazione di sessanta anni fa. Allora si investì molto nella scuola media superiore e sugli istituti tecnici. Adesso bisogna fare lo stesso, perché l’alfabetizzazione digitale è indispensabile”.
Non è mai troppo tardi. Ma questa volta ogni ritardo sarà imperdonabile. Lo dobbiamo alle generazioni future, che rischiano di dover pagare prezzi pesanti per l’insipienza delle generazioni precedenti.
Infine, col cuore in mano e la fiducia in un futuro migliore, auguro a ciascuno di voi e alle persone che vi sono care un Buon Natale.
Maurizio Facincani