Bigon (PD): “Discarica di Ca’ Bianca, no alla riapertura e all’ampliamento: salute e ambiente vengono prima del profitto”

Pubblicato da il 18 Novembre 2020

“Sulla discarica di Ca’ Bianca il Consiglio di Stato si era già espresso e speravamo che il ‘no’ all’ampliamento in cambio della bonifica di Cava Bastiello potesse mettere una pietra tombale su un progetto pericoloso l’ambiente e la salute. Invece la proprietà è tornata alla carica. Sono a fianco delle comunità di Zevio, San Giovanni Lupatoto, Oppeano e Bovolone: una grande discarica così vicina a un grosso centro abitato, non può starci”. È quanto afferma in una nota Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico, dopo che la società che gestisce l’impianto di Zevio ha chiesto alla Regione con parere favorevole del Comune di Zevio, di poterlo riaprire, conferendo altri 300mila metri cubi di rifiuti. “La sentenza aveva bocciato l’unificazione della Valutazione di impatto ambientale per due progetti (ampliamento e bonifica) diversi tra loro e su aree geografiche significativamente distanti, circa 14 chilometri in linea d’aria, senza però esprimersi sulla questione ambientale, ricorda Bigon.

“Visto che adesso si appellano a una modifica della legge regionale per avere il via libera, presenterò a breve un’interrogazione alla Giunta Zaia, affinché faccia chiarezza sul futuro della discarica – annuncia la consigliera dem veronese – Se il progetto venisse realizzato, avremmo una montagna di rifiuti alta 23 metri, ma il problema maggiore riguarda il rischio di infiltrazioni e dunque inquinamento delle falde acquifere, utilizzate sia per irrigare sia come acqua potabile. Oltre alla riapertura di Ca’ Bianca, deve essere respinta anche la richiesta della proprietà di poter inertizzare i rifiuti, smaltendoli poi in altre discariche, attività comunque dannosa per la qualità dell’aria, a cui va aggiunto l’inquinamento da traffico pesante per trasportare i materiali. Mi auguro – conclude Bigon – che la Regione tenga finalmente conto della volontà dei cittadini e dei loro rappresentanti, oltre che della sentenza del Consiglio di Stato: la salute viene prima del profitto”.