Bigon:“Denatalità in Veneto: gli aiuti alle famiglie devono diventare una priorità”

Pubblicato da il 20 Luglio 2020

 

Tutti a parole vogliono combattere la denatalità e aiutare le nuove famiglie, ma senza aiuti concreti mettere al mondo un figlio rischia di diventare un lusso. Forse non è chiaro a chi governa la Regione, ma molti giovani sono alle prese con lavori precari e poco remunerati. In queste condizioni non avere figli non è più una libera scelta: è una costrizione.

Ieri l’Istat ha certificato un ulteriore crollo delle nascite a cui si aggiungono 182 mila italiani che hanno deciso di trasferirsi all’estero. Di questo passo, tra qualche anno saremo una popolazione senza giovani.

A livello nazionale è in dirittura di arrivo l’assegno universale che potenzia le misure di sostegno, ma non basta.

Gli asili nido devono essere gratuiti e occorre rispettare la strategia di Lisbona, che prevedeva entro il 2010 una copertura del 33% rispetto ai bambini nati.

In Veneto siamo fermi al 21%, ossia solo un bimbo su cinque trova posto al nido. A questo si aggiunga che gli aiuti alle scuole paritarie sono in picchiata, da 42 a 31 milioni. Una cifra troppo bassa, considerata l’importanza di questo servizio nella nostra Regione.

 

A maggio abbiamo proposto Family Card, che prevedeva uno stanziamento di 200mila euro a sostegno della natalità. Un provvedimento a costo zero, perché si sarebbe potuto finanziare con le risorse destinate all’acquisto di bandiere venete da regalare ai nuovi nati.

La maggioranza di Zaia l’ha bocciato.

Così, al posto di un aiuto per l’acquisto di pannolini e omogeneizzati o per integrare la retta del nido, i neogenitori riceveranno un vessillo del Leone di San Marco.

Evidentemente le priorità sono diverse.