“Moria del kiwi”: Allegri e D’Arienzo hanno portato la questione al Senato Se n’è discusso in Commissione Agricoltura. “Necessario tavolo nazionale”

Pubblicato da il 1 Luglio 2020

Il fenomeno definito “moria del kiwi” è oggetto di notevole attenzione e preoccupazione da parte dei frutticoltori, delle loro associazioni e delle Istituzioni, anche in conseguenza della velocità di diffusione che tale fenomeno ha negli actinidieti e che, dal territorio veronese, dove per primo si è manifestato, si è allargato all’intero territorio nazionale.

La “moria del kiwi” consiste nella apoplessia delle piante di actinidia, che senza alcun preavviso collassano perdendo le foglie e i frutti, arrivando in breve tempo alla morte, e la diagnosi è oltremodo problematica e complicata anche dal fatto che gli impianti sono già stati gravemente danneggiati dal cancro batterico dell’actinidia, “batteriosi del kiwi – PSA”, che ha già colpito nel nostro Paese la coltura negli ultimi anni;

Oggi, grazie alle sollecitazioni del vicesindaco di Sommacampagna Giandomenico Allegri e all’impegno del senatore Vincenzo D’Arienzo, in collaborazione col senatore Mino Taricco, finalmente il tema è stato affrontato nella commissione agricoltura del Senato. Infatti si sono tenute tre diverse audizioni di sperimentazioni effettuate in diverse realtà ma in particolare, per il territorio veronese, è stato audito il dott. Gianni Tacconi del Crea di Fiorenzuola D’Arda che, sin dall’inizio della problematica, assieme ai tecnici di Agrea Giacopini e Tosi, ha seguito il campo sperimentale presente a Palazzolo di Sona.

Il dott. Tacconi ha spiegato come si è svolta la sperimentazione, già dall’inizio finanziata anche dai Comuni, e ha affermato come il problema stia peggiorando ogni anno arrivando a colpire oltre il 25% della produzione nazionale. Il kiwi, da sempre riconosciuto come frutto della salute, è un prodotto italiano essendo il nostro Paese il maggior esportatore a livello mondiale. Una stima delle perdite parla di cifre di oltre 300 milioni di euro e di quasi 1 miliardo di euro nell’indotto.

È stato quindi illustrato lo stato della ricerca e, purtroppo, il fatto che non esiste oggi una soluzione sicura al problema ma che è necessario approfondire la tematica con una ricerca interdisciplinare, a partire però dall’esperienza già maturata.

Dichiara Giandomenico Allegri: “Ho seguito la relazione del dott. Gianni Tacconi del Crea che ha lavorato in questi anni al campo sperimentale di Palazzolo e sono contento che finalmente il grosso lavoro effettuato a Verona, con pochissime risorse, possa essere visionato anche dalle istituzioni nazionali. L’impatto economico è notevole e da anni cerchiamo di far capire, come comuni del territorio, alle istituzioni superiori, Regione e Governo, che le risorse messe a disposizione per la ricerca sono risibili rispetto al danno che subiscono gli agricoltori. Ricordiamo che per tanti agricoltori veronesi il kiwi è stato una piantagione di rifugio dopo le problematiche rilevate su altre coltivazioni quali quella della pesca.”

Interviene il senatore Vincenzo D’Arienzo: “Con il collega Mino Taricco abbiamo voluto ascoltare le varie esperienze sulla ricerca che si sono succedute sul tema della moria del kiwi che molto ci preoccupa. Purtroppo il Covid ha rallentato i tempi di audizione e di ricerca delle soluzioni ma bisogna recuperare e trovare un modo per rispondere alle esigenze del settore ed in particolare alle aziende agricole”.

Prosegue Allegri: “E’ necessario, a questo punto, un tavolo di coordinamento nazionale delle varie attività di ricerca che le Regioni stanno portando avanti. Un tavolo dove i diversi ricercatori si possano confrontare e mettere a patrimonio le diverse esperienze e servono risorse adeguate. Davanti a perdite così ingenti non si possono investire poche migliaia di euro. Inoltre serve anche un’azione nei confronti delle aziende più colpite dalla moria. Anche se le stesse aziende chiedono innanzitutto una soluzione al problema e poter così tornare a produrre kiwi di qualità quale quello da tempo ottenuto nell’areale veronese.”