DAL MORO: INTERVENTO IN DIREZIONE REGIONALE PD
Non posso non partire in questa mia breve riflessione dal risultato in Emilia Romagna.
Voglio evitare di individuare i meriti e le ragioni della vittoria, non spetta a me.
Tanti i meriti: Bonaccini, Zingaretti, Le Sardine.
Tante le ragioni: le esagerazioni di Salvini, l’Inadeguatezza della Borgonzoni, una unità del centro destra solo apparente.
Mi preme solo evidenziare però una riflessione sul risultato che considero importante.
Per la prima volta dal 2013 il Partito Democratico si è presentato ad un’importante competizione elettorale senza nessuna divisione o tensione interna.
Il Partito Democratico si è dimostrato unito e il Segretario ha potuto gestire candidature e relazioni con spirito unitario dando all’esterno il messaggio di un PD finalmente unito, come da tempo ci chiedeva il nostro popolo. Nessuna polemica del Pd in campagna elettorale.
Senza questa unità sostanziale non ci sarebbero state tutte le altre argomentazioni che hanno prodotto il risultato positivo.
Lo voglio dire: senza l’unità del partito, non ci sarebbe stata l’unità nella coalizione, non ci sarebbe stato l’impegno delle sardine e la mobilitazione popolare.
Per la prima volta un nostro candidato non è stato costretto a rispondere rispetto alle divisioni del PD nazionale.
L’unità del Partito Democratico ha cosentito di gestire la comunicazione e social senza tensioni sul piano politico.
Per la prima volta negli ultimi 7 anni è parso più diviso il fronte del centro destra rispetto a quello del centro sinistra.
Non voglio enfatizzare oltre misura questo dato politico, né intendo suscitare il solo orgoglio di partito che va giustamente rivendicato rispetto a chi pensava che fossimo già morti e sepolti, né penso che il risultato dell’Emilia Romagna abbia risolto i problemi del PD.
Mi interessa solo affermare che un Partito Democratico unito, forte e determinato, può creare le condizioni di un vero allargamento della colazione e in generale quel coinvolgimento popolare che vada oltre ai partiti e alle sigle del civismo.
Per questo penso che la scelta della nuova segreteria regionale unitaria che abbiamo fatto dopo l’estate sia stata una scelta giusta che ha creato le prime condizioni per un lavoro di squadra che va continuato.
Ora questo lavoro, con i tempi della politica, ci sta accompagnando nelle fasi finali per la scelta della squadra e del candidato a Presidente della Giunta Regionale.
Alcune regioni hanno già scelto, penso alla Toscana e alla Puglia, altre che votano sempre a maggio stanno avvicinandosi alla soluzione, come il Veneto, le Marche, la Liguria e la Campania.
Il primo impegno per un Partito Democratico unito è l’allargamento più ampio possibile della colazione.
Questo ci chiede il partito nazionale perché come abbiamo visto i due destini in qualche misura ci tengono agganciati.
Il partito deve fare tutto lo sforzo necessario per tenere più ampio possibile il perimetro delle alleanze, con spirito di lungimiranza e collaborazione, senza che nessuno possa intestarsi il diritto di una preminenza nel rapporto con la società e con il nostro elettorato di centro sinistra.
Una coalizione ampia sarà possibile, se il partito sarà unito, sarà possibile se tutti insieme cercheremo la soluzione e la candidatura migliore non per marcare una posizione o per piantare una bandierina.
Attenzione, la battaglia è difficile, anzi difficilissima, ma non diamo nulla per scontato, se daremo all’esterno un grande messaggio di unità rappresentando il vento del cambiamento serio sarà possibile, potremo ottenere un risultato sorprendente, magari non sufficiente, ma importante, perché il Veneto è l’Emilia al contrario per la Lega.
Se nel Veneto il mondo progressista crescerà e il PD farà bene, avremo dato un segnale forte sul piano nazionale. Si vincerà in altre regioni, ma un grande risultato del centro sinistra nel Veneto sarebbe il vero dato politico importante per il Paese.
Dobbiamo avere coraggio, dietro le tante finestre delle famiglie venete, dietro i tanti portoni delle aziende venete, ci sono uomini e donne che cominciano a capire che il Veneto si sta fermando, che anche nel Veneto la nostra buona sanità costruita nella prima repubblica sta iniziando a perdere colpi e che le liste di attesa si sono allungate e il sevizio di eccellenza che abbiamo conosciuto sta calando.
Tanti i giovani anche nel Veneto che vorrebbero una società orientata al futuro e non alla conservazione, una società che metta al centro le competenze e i meriti e non la carta di identità.
Ci sono tante imprese che oggi capiscono che di sola propaganda il Veneto si inaridisce e non coglie in anticipo i segni del cambiamento.
Oggi la Lombardia e l’Emilia Romagna stanno allungando il passo e noi progressisti potremmo rappresentare un risveglio dopo un lungo sonno ideologico se sapremo avere il coraggio di riconoscere i meriti di una stagione ma anche le ragioni vere della necessità di un cambiamento.
Penso che dopo molti e troppi anni di governo di questa regione la classe dirigente che l’ha governata stia segnando il passo. Sono stanchi e il Veneto inizia a pagarne le conseguenze.
È ora di cambiare, ma di cambiare veramente!
Dall’unità del Partito Democratico e da una coalizione ampia e coesa puoi ripartire il fronte progressista veneto.
Padova, 31 gennaio 2020