D’Arienzo, Cosa accade alle persone dopo Brexit?

Pubblicato da il 3 Aprile 2019 0 Commenti

In tanti mi chiedono cosa accadrà per i propri figli o nipoti che lavorano in Gran Bretagna quando questa uscirà dall’Unione Europea.

Ovviamente, un’uscita senza alcun accordo, come pare profilarsi in questi giorni.

Nessun accordo avrà effetti sui circa 600.000 italiani (330mila iscritti all’AIRE), ma anche sui cittadini del Regno Unito residenti nell’UE, circa 1,2 milioni, sottoposti al rischio di perdere all’improvviso una serie di garanzie e di facilitazioni e di diritti garantiti dalle normative europee.

Il Governo ha emanato un Decreto in merito per regolamentare la permanenza dei cittadini del Regno Unito e dei loro familiari nel territorio italiano dando garanzia dei diritti acquisiti nel corso della loro residenza in Italia, per regolare la concessione della cittadinanza italiana, ma anche per fornire adeguato sostegno ai cittadini italiani ed alle imprese presenti nel Regno Unito.

Quanto previsto dal decreto non sembra tuttavia esaurire quanto davvero necessario alla tutela dei cittadini italiani. Evidentemente, il Governo si rimette ad una scelta UE, ma se non ci fosse accordo, come si tutelano gli italiani?

Stupisce, infatti, che nel decreto vi sono numerose previsioni per i cittadini e le imprese britanniche residenti in Tlia e poche cose – e neanche dirette – per gli italiani residenti là.

Nel merito, si prevedono una serie di misure in materia di soggiorno dei cittadini del Regno unito e dei loro familiari, anche non cittadini UE, presenti in Italia alla data del recesso del Paese dall’Unione europea, tese a garantire, in particolare, la libera circolazione e il libero stabilimento, di usufruire delle prestazioni di assistenza sociale, sanitaria, scolastica e sociale, e di accesso a beni e servizi nonché all’accesso agli alloggi ERP, e di partecipare alla vita pubblica locale, sempre nelle forme e nei limiti di quanto stabilito dalla vigente normativa.

È così previsto, per i cittadini britannici, e i loro familiari, che siano residenti in Italia da almeno un quinquennio alla data di recesso, il rilascio del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo.

Esso permette di godere di un trattamento analogo a quello dei cittadini italiani in molti settori, preservando i diritti già riconosciuti. La regolarizzazione può avvenire fino al 31 dicembre 2020.

Per i cittadini britannici presenti in Italia da più di tre mesi ma meno di cinque anni è previsto invece un “regime transitorio di favore”, ovvero il rilascio di permesso di soggiorno c.d. “per residenza”, di validità quinquennale e rinnovabile alla scadenza, che permette il godimento dei medesimi diritti riconosciuti ai soggiornanti di lungo periodo.

È poi previsto che dal 1° gennaio 2021 i cittadini del Regno Unito e i loro familiari non potranno più regolarizzare il soggiorno in Italia con le procedure più favorevoli indicate nel decreto-legge, venendo considerati stranieri extra-UE.

Dalla stessa data, le carte di soggiorno già in possesso dei familiari di cittadini del Regno Unito non aventi la cittadinanza di uno Stato membro dell’UE cessano di avere validità, con le conseguenti sanzioni, cui sono d’altronde sottoposti anche i cittadini del Regno Unito che non abbiano regolarizzato la propria posizione.

Per quanto riguarda l’acquisto della cittadinanza italiana secondo le norme più favorevoli previste per i cittadini dell’Unione europea, si prevede che i cittadini del regno Unito possono richiedere, sempre entro la data del 31 dicembre 2020, la cittadinanza italiana sulla base del requisito temporale richiesto per i cittadini UE (4 anni di residenza legale maturati alla data del recesso, invece dei 10 previsti per cittadini extra-UE).

Per i cittadini e le imprese italiane presenti sul territorio inglese, invece, il decreto-legge ha previsto il potenziamento dei servizi consolari nel Regno Unito, considerando l’elevatissimo numero di cittadini italiani iscritti all’Aire, gli italiani non registrati nell’Anagrafe dei residenti all’estero, l’enorme numero di turisti che si recano nel Regno Unito, e la grande quantità di imprese italiane che operano sul territorio.

Sono dunque stanziate risorse per acquistare o ristrutturare immobili destinati a sedi di uffici consolari, per incrementare il contingente di personale a contratto assunto nelle sedi consolari, ma anche (!) per incrementare le indennità del personale assunto, ed incrementare l’efficacia dei servizi erogati, tra cui necessariamente l’informazione circa le conseguenze su cittadini e imprese della Brexit.

È operata una semplificazione per l’iscrizione all’Aire, che decorre dunque dal momento della presentazione della dichiarazione all’Ufficio consolare.

In quanto alle prestazioni sanitarie nell’ambito dei sistemi di sicurezza sociale, si prevede, a condizione di reciprocità con i cittadini italiani, che ai cittadini britannici, apolidi e rifugiati soggetti alla legislazione del Regno Unito, e ai loro familiari e superstiti, si applichino fino al 31 dicembre 2020, i Regolamenti di sicurezza sociale (Reg. CE n. 883/2004 e relativo regolamento di applicazione n. 987/2009), in particolare le norme relative a prestazioni medicalmente assistite, copertura dai rischi malattia, cure programmate e relativi rimborsi.