DAL MORO: INTERVENTO DIREZIONE NAZIONALE PD – 26/03/19

Pubblicato da il 27 Marzo 2019 0 Commenti

Ha ragione Gianni Cuperlo, le prossime elezioni europee sono forse le più politiche di sempre.

Per questo penso che la scommessa o meglio la strategia dovrebbe essere politica e non solo di convenienza elettorale, seppur legittima.

Comprendo l’obiettivo numerico: superare il M5S nel risultato e riprendere in modo significativo la crescita elettorale del partito.

Il tema è come arrivarci.

Nicola Zingaretti nel suo intervento all’assemblea nazionale ha dichiarato tutti dentro, da Macron a Tsipras e su questo suo impianto politico/culturale, presentato durante il congresso, ha ottenuto un vasto consenso.

Se è così, allora l’operazione di allargamento nelle liste elettorali alle europee non è dettata solo da una ragione di risultato ma da una strategia politica ben precisa.

Comprendo le ragioni politiche di allargare alle elezioni europee i confini del partito democratico nelle proprie liste accogliendo quanti si riconoscono nel socialismo europeo.

A sostegno di questa tesi, seppur di segno diverso, è stata la scelta di Emma Bonino con + Europa, Pizzarotti e Verdi di non accogliere  la proposta del PD, avendo scelto di aderire  al gruppo dell’Alde.

Se questo è lo schema, tutti i candidati in lista con il PD dovrebbero impegnarsi, se saranno eletti, ad aderire al gruppo dei socialisti e democratici.

Un secondo aspetto mi preme evidenziare prendendo sempre spunto dalla riflessione di Gianni Cuperlo:

la priorità, diceva Gianni, deve essere fermare Salvini e la destra (manca il M5S) e in ragione di questo obiettivo superiore voltare pagina, guardare avanti superando le scomuniche.

Tradotto: apriamo le nostre liste a quanti  in questi ultimi anni hanno rappresentato un nostro elettorato che ci ha abbandonato, accogliendo nelle nostre liste figure che vanno oltre il PD, evitando un ritorno al passato.

Abbiamo visto anche l’interesse generale che si è manifestato nella formazione delle liste a sostegno dei candidati di centro sinistra nelle elezioni amministrative, dove l’allargamento ampio della coalizione ci ha premiato anche se non in misura sufficiente.

Nessuno ha criticato il risultato in Abruzzo e in Sardegna, anzi tutte lodi e applausi e ora la sconfitta della Basilicata dovrebbe essere colpa di Zingaretti che non sa vincere o invertire la sindrome della sconfitta. Mi pare una polemica eccessiva, tenendo conto dello sforzo unitario che abbiamo fatto nelle ultime settimane per ricomporre la frattura del centro sinistra.

Ricordo prima a me stesso che il 26 maggio si vota oltre che per le europee, per le regionali in Piemonte, nella maggioranza dei comuni italiani, fra i quali 28 città capoluogo, con alcune città simbolo della sinistra italiana come Modena e Reggio Emilia e poi Firenze, Perugia, Bari. Cerchiamo di stare uniti.

Ma per ritornare al ragionamento politico la scelta quindi dell’allargamento è una scelta non solo elettorale legata alle elezioni europee, ma una scelta strategica di prospettiva per riunificare un centro sinistra in questi ultimi anni diviso.

Questa conferma viene anche da una parte dell’intervento del nuovo Segretario all’Assemblea nazionale dove ha affermato la sua intenzione di aprire una nuova fase costituente del Partito Democratico, penso che questa discussione vada affrontata quanto prima.

Questa è una scelta politica in capo a Nicola Zingaretti e alla sua maggioranza, siamo disponibili a ragionare seriamente su questo tema, ma decliniamolo in modo chiaro fugando sospetti e dubbi.

La chiarezza farà bene al Partito Democratico anche in previsione della campagna elettorale.

Un’ultima riflessione riguarda la simbologia con la quale il partito si presenterà nella competizione elettorale alle prossime elezioni europee. Abbiamo sentito la proposta del Segretario, la rispetto e ricordo che la presentazione del simbolo deve avvenire entro il 7 aprile.

È indubbio che il grande successo delle primarie abbia ridato vigore e forza al Partito Democratico e al suo simbolo: ma sappiamo anche che lo stesso simbolo non suscita entusiasmi e non aiuta l’allargamento.

Mi chiedo senza polemica: pensiamo di andare alle elezioni europee con un altro simbolo a fianco del nostro o di aggiungere al nostro simbolo lo slogan Siamo Europei?

Se pensiamo di accettare un nuovo simbolo il tema diventa politico direi di identità del partito, con rischi per il futuro.

Se invece aggiungiamo al simbolo lo slogan di richiamo al manifesto di Siamo Europei è allora una motivazione programmatica e di promozione elettorale per agganciare il voto di un mondo che si è riconosciuto nelle idee del manifesto. Questa seconda ipotesi è condivisibile.

Concludo ricordando che queste elezioni europee partono per quanto mi riguarda con una grave perdita politica: quella di Paolo De Castro.

La competenza e la credibilità di Paolo unica in Italia e in Europa sul piano agroalimentare, meritavano secondo me un trattamento migliore, forse una telefonata prima di una agenzia tombale poteva essere utile.

Con la rinuncia di Paolo perdiamo un legame forte con il mondo agricolo e agroalimentare.

Nel collegio nord est questa perdita ci costerà non poco sul piano elettorale ma anche molto sul piano politico, anche in prospettiva delle prossime elezioni regionali.

Ma ora al netto di queste mie considerazioni franche e non polemiche, perché secondo me la lealtà si manifesta nella chiarezza del confronto e poi rispettando le decisioni, concludo pensando che la nostra campagna  elettorale si debba concentrare sul rilancio del Paese, su tutto quello che il Partito Democratico può fare per aiutare le famiglie in difficoltà, le piccole e medie imprese che guardano all’Europa con spirito positivo; rivolgendoci ai giovani e presentando le opportunità che un Europa libera e competitiva può offrire loro nei prossimi anni.

Non caratterizziamo la competizione solo di argomentazioni identitarie, importanti e che è giusto rivendicare, ma rivolgiamoci ai tanti cittadini che ci chiedono aiuto e sostegno sui problemi della loro quotidianità: lavoro, sicurezza, sanità, ambiente.

Parliamo dell’Europa delle opportunità, non delle paure.

In questo modo parleremo a molti.

Il congresso è finito dobbiamo ora dimostrare a tutti di essere veramente uniti, spingiamo tutti il partito al risultato migliore.

Questo è quello che faremo.

Gianni Dal Moro