I furbi, come papà Di Maio
Dopo aver scoperto che la famiglia del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ha costruito immobili abusivi ed ha condonato la casa, anch’essa in parte abusiva, in cui vivono, la notizia ultima è che pagavano i lavoratori in nero.
Uno di questi lavoratori, peraltro, ha raccontato anche di un suo infortunio sul lavoro che sarebbe stato dolosamente occultato dall’azienda e sarebbe stato lo stesso Antonio Di Maio a chiedergli di non denunciare l’accaduto per non incorrere nelle gravi sanzioni previste.
Anche se i fatti riferiti risalgono a un periodo antecedente di due anni a quando Di Maio è diventato proprietario al 50% dell’azienda di famiglia, lo stesso Ministro ha ammesso di essere consapevole degli “errori” commessi in passato dal padre nella gestione della azienda.
Emergono diversi profili di interesse.
Innanzitutto, se dal Ministero del figlio sia partita l’ispezione, come è normale in questi casi, nei confronti dell’azienda che impiega lavoratori in nero; se il ricorso al lavoro nero è stata una pratica costante nell’attività dell’azienda di famiglia e se è proseguita anche negli anni a partire dai quali il Ministro è diventato proprietario al 50% della Ardima srl; perché Di Maio, che ha dichiarato che era a conoscenza degli errori e delle gravi irregolarità compiute dal padre nella gestione dell’azienda di famiglia, non le ha prontamente denunciate alle autorità competenti, ovvero alle strutture del suo Ministero.
Aspettiamo di conoscere le risposte.
Una curiosità. Nel decreto fiscale che abbiamo approvato in Senato, prevale il condono, la sanatoria e il premio ai più furbi ai danni di tutti i cittadini che pagano regolarmente le tasse.
Nel caso della famiglia Di Maio, per l’arricchimento da lavoro nero, arriverà di certo alla società un accertamento che avrà un rilievo positivo per le gravi irregolarità formali e sostanziali commesse. Bene, se queste violazioni fossero state scoperte un anno fa, papà Di Maio avrebbe potuto usare questo condono per sanare le violazioni che ha commesso, senza multe né sanzioni.
Che segno del destino, che caso! A pensar male…