Sanità – Salemi (PD): “L’assessore Coletto risparmi i toni trionfalistici: i finanziamenti alla sanità veronese erano dovuti da fin troppo tempo. E i problemi da risolvere sono ancora molti”

Pubblicato da il 22 Ottobre 2018 0 Commenti

 “Finalmente la Giunta Zaia si è accorta che il Veneto ha un confine anche occidentale, allargando un po’ i propri orizzonti. Lo stanziamento di 32 milioni di euro sulla sanità veronese fa piacere, ma per favore ci risparmino i toni trionfalistici”. A dirlo è Orietta Salemi, Vicecapogruppo del Partito Democratico commentando lo sblocco dei finanziamenti da parte della Regione, annunciato dall’assessore alla Sanità. “Coletto intona il peana ma farebbe meglio ad ammettere, ad esempio, che la Tac di San Bonifacio arriva dopo mille annunci e cinque lunghi anni di attesa, o che le attrezzature e gli arredi in arrivo a Villafranca sono indispensabili a rendere accogliente ed efficiente una struttura rimasta pronta e vuota per un decennio. Quindi non siamo di fronte a una novità: si tratta di un atto dovuto rispetto a quanto ufficialmente programmato e a lungo rimasto al palo”.

“Tuttavia – spiega Salemi – la strada da fare è ancora lunga e le criticità sono lontane dall’essere risolte: bene gli investimenti in macchine di eccellenza, che garantiscono alta prestazione tecnologica, ma ne va fatto un altro, contestuale, sulla intensità di cura: il paziente perfettamente diagnosticato e assistito in ospedale, quando esce e non può essere seguito a domicilio, dove va oggi nel Veronese a fare riabilitazione? Nelle cosiddette strutture intermedie dichiarate ancora nel 2012 e garantite nella programmazione sociosanitaria e mai realizzate? Solo a Verona ci sono 97 posti letto di ospedali di comunità pronti, prima riconosciuti e accreditati dalla Regione e poi sconfessati e mai attivati”.

“Resta poi aperto il tema della non autosufficienza – insiste la Vicecapogruppo dem – dal 2009 sono ferme le impegnative della Regione per garantire il sostegno alla retta di un posto letto nei centri anziani, con il risultato che solo nel Veronese ci sono 1.323 famiglie (5.555 posti letto a fronte di 4.232 impegnative) costrette ad accollarsi l’intera quota per mantenere il proprio caro in una casa di riposo”.

“Altro tasto dolente, quello delle prenotazioni: è necessario un sistema facile e accessibile a tutti visto che ancora oggi, a due anni dalla unificazione delle nostre tre Ulss, ci sono disfunzioni e ritardi, come ad esempio nel sistema di prenotazione di visite specialistiche, che variano all’interno della stessa Scaligera, perché ciascun distretto si gestisce come può, chi con il Cup telefonico, chi con prenotazione via mail. Insomma non bastano macchine di eccellenza, serve investire nella cura e nei cosiddetti livelli essenziali di assistenza per cantare davvero vittoria” evidenzia Salemi che conclude: “Rispedisco al mittente le accuse dell’assessore Coletto ai Governi targati Pd. Basta con questo mantra dei tagli di Roma cattiva, nemica del Veneto. Dati alla mano, il Fondo Sanitario Nazionale dal 2001 al 2016 è passato da 71,3 miliardi a 111 miliardi, con un trend progressivo di crescita, salvo un caso di annate isolate e il relativo riparto regionale dal 2010 al 2016 non è mai calato. È forse vero che non si è rapportato al costo dei servizi nel corso del tempo ma non è neppure calato. I tagli sono altra cosa. Piuttosto l’assessore smentisca quanto si ricava dalla manovra di bilancio del Governo gialloverde: la quota del Fondo sanitario nazionale per il 2019 rimane quella fissata dalla legge di bilancio 2017, ovvero 114,396 miliardi. In altri termini Palazzo Chigi al momento non ha previsto alcun aumento del Fondo, visto che il miliardo aggiuntivo sul 2018 era già stato definito dal precedente esecutivo. Dunque non un euro in più rispetto a quanto previsto dalla Lorenzin. Alla faccia del Governo del cambiamento”.