D’Arienzo: Fondazione Arena, 5 domande al Ministro per evitare il disastro

Pubblicato da il 2 Ottobre 2018 0 Commenti

Tutti i proclami fatti da Sboarina sul cambio di passo in Fondazione sono miseramente falliti. Era solo propaganda.
Oltre la difficile gestione che sta mettendo in ginocchio il buon nome, i conti ed i rapporti con i lavoratori che, finora, pur non avendo alcuna responsabilit
à, hanno pagato oltremodo le assurde decisioni altrui, vi sono diversi ostacoli: il piano industriale; l’indagine della Corte dei Conti; non sono arrivati tutti i soldi della Legge Bray e a dicembre scadrà il piano di risanamento triennale.

Un pacchetto di decisioni e situazioni che al momento non vengono affrontate. Lo stesso Consiglio di indirizzo del 4 ottobre non deciderà molto. Infatti, lo sblocco dell’empasse si avrebbe solo se: si dimette la Sovrintendente oppure si chiede il commissariamento oppure fanno pace tutti.

Tre opzioni al momento impossibili, quindi, sarà un nulla di fatto.

Sono molto preoccupato. Ho depositato un’interrogazione urgente al Ministro.

Caro Bonisoli, detto che la squadra fortemente voluta dal sindaco ha espresso solo evidenti criticità che impediscono alla Fondazione di decollare, è bene che tu ci dica:

1. Perché la Fondazione ha ricevuto solo un milione di euro, anziché con i 10 milioni previsti dalla cd.Legge Bray? Ci sono difformità tra gli impegni sottoscritti dalla Fondazione in occasione della richiesta di adesione ed i comportamenti effettivamente tenuti successivamente?

2. Nelle relazioni scritte che sono state inviate dalla Fondazione Arena o dal nominato dal Ministero sul bilancio, sul risanamento, sulla gestione amministrativa e sul rilancio dell’ente, emergono significativi motivi ostativi alla prosecuzione delle attività culturali e musicali in qualità di Fondazione o se, di contro, emerge il possibile rischio di un declassamento in teatro di tradizione? 

3. In qualche relazione ricevuta/chiesta emergono elementi di valutazione – e quali – relativamente alle attività di cui la Fondazione è stata nel tempo investita ed in particolare dei rapporti con la società gestore delle iniziative extraliriche e del Museo AMO?

4. Perché non incontri le Organizzazioni sindacali, come ritengo doveroso, per un confronto sui tanti temi posti dai medesimi? 

5. Infine, hai fornito indirizzi – e quali – alla Fondazione relativamente alla redazione del piano industriale, in particolare dopo la relazione che l’Ente ha inviato sul bilancio, sul risanamento e sul  rilancio dell’ente?

 Serve un intervento immediato. Di questo passo si rischia il blocco delle attività ed il declassamento a teatro di tradizione.

Vincenzo D’Arienzo, Senatore Pd

 

Interrogazione a risposta in Commissione

AL MINISTRO DEI BENI CULTURALI E LO SPETTACOLO

per sapere, premesso che:

la Fondazione Arena di Verona versa in un grave stato di confusione, manageriale e gestionale;

recentemente, il direttore generale De Cesaris, il direttore amministrativo Delaini e la responsabile delle risorse umane Tartarotti hanno inviato una lettera, poi resa pubblica, alla Sovrintendente Cecilia Gasdia, con la quale chiedono una maggiore collegialità nelle decisioni, soprattutto in relazione all’quilibrio economico e al piano di rilancio dell’ente;

nei fatti, la squadra fortemente voluta dal sindaco Federico Sboarina per rilanciare la Fondazione dopo anni travagliati con commissariamenti, e piani di risanamento, ha espresso solo evidenti criticità che impediscono alla Fondazione di decollare;

il Consiglio di indirizzo era stato inizialmente convocato per il 20 settembre scorso. La decisione era maturata in seguito ad un incontro informale avvenuto il 3 settembre in cui, pare, che siano stati dati quindici giorni di tempo ai soggetti interessati per dimostrare di aver  ricominciato a lavorare in condivisione;

diversamente, l’incontro del Consiglio di Indirizzo programmato per il 20 settembre scorso per valutare le condizioni e lo stato gestionale dell’Ente, è stato rinviato con data fissata al 4 ottobre;

nonostante lo Statuto sancisca che sia il Sovrintendente l’unico Organo gestionale della Fondazione, al momento di scegliere i nuovi vertici, il sindaco Sboarina ha imposto un patto non scritto in base al quale il Sovrintendente avrebbe dovuto svolgere il ruolo del Direttore Artistico e la gestione manageriale veniva affidata al dirigente De Cesaris;

si può ragionevolmente affermare che questa decisione sia l’origine dello stallo confusionale in cui versa la Fondazione Arena;

dei fatti in questione il Ministro è stato informato con dettagliata relazione e nel corso di mirati incontri con il Presidente della Fondazione Arena;

a seguito di incontri svolti con le Organizzazioni sindacali ed in ragione delle forti contraddizioni rilevate, sono state indette ed effetttuate iniziative di protesta da parte dei lavoratori consistite nel ritardo di un’ora delle rappresentazioni previste in due diverse serate della stagione;

ad oggi e nonostante le difficoltà conosciute, non è ancora stato redatto un piano industriale di rilancio. L’atto è stato deciso dal Consiglio d’Indirizzo e la Camera di Commercio ha deciso di sostenerne le spese relative;

la Camera di Commercio di Verona – con una visione eminentemente ragioneriatica che mal si attanaglia ad una Fondazione di questa natura – ha chiesto di conferire all’esterno l’incarico per redigere un piano industriale;

in pratica, il piano industriale, il cui bando è scaduto il 28 luglio scorso, deve affrontare diversi nodi cruciali, in particolare la conclusione temporale del regime stabilito della cd. legge Bray alla quale la Fondazione aveva aderito durante la gestione commissariale del Sovrintendente Fuortes. Infatti, dal 31 dicembre sara necessario garantire il pareggio di bilancio nonché individuare le risorse occorrenti, compresi i circa 2,4 milioni di euro annui risparmiati per la chiusura forzata della Fondazione nei mesi di ottobre e novembre, così come deciso dal piano triennale di risanamento, pena pesanti conseguenze soprattutto per i lavoratori;

in relazione alle previsioni della cd. Legge Bray, ad oggi pare che alla Fondazione Arena siano stati destinati fondi per un solo milione di euro a fronte dei 10 milioni stabiliti nel caso le Fondazioni avessero aderito ai dettami della medesima normativa, come avvenuto per la Fondazione Arena;

dai giornali locali è emerso che il Ministero dei Beni Culturali ha richiesto una dettagliata relazione relativamente al bilancio, al risanamento e al rilancio dell’ente;

la Ragionieria Generale dello Stato, a seguito di mirata ispezione, ha inviato al Ministero per i Beni Culturali e lo Spettacolo, alla Procura della Corte dei conti e alla Fondazione Arena gli esiti relativi evidenziando rilevanti “disfunzioni e irregolarità”. In merito, se da un lato alla Fondazione Arena è stato chiesto di procedere all’accertamento delle responsabilità nei confronti dei soggetti titolari dei procedimenti amministrativi che possano aver dato luogo ad eventuali ipotesi di danno erariale e a attuare tutti gli atti interruttivi, dall’altro certamente vi saranno determinazioni conseguenti della Procura contabile;

per lo stesso motivo, pare che il Consiglio di Indirizzo sarà chiamato all’approvazione dell’azione di responsabilità nei confronti della gestione precedente, in particolare per l’allora presidente Flavio Tosi e il Sovrintendente Francesco Girondini oltre al Consiglio all’epoca in carica;

l’interrogante è molto preoccupato per le ripercussioni sulla Fondazione Arena che l’insieme dei fatti esposti può determinare, con il rischio del blocco delle attività ed il declassamento a teatro di tradizione:

Si chiede:

quali azioni intende porre in essere, anche di natura legislativa, per riportare la necessaria serenità nella Fondazione Arena, ivi compresa l’ipotesi di commissariamento dell’Ente;

di conoscere le ragioni per le quali ad oggi è stato finanziato il piano di risanamento in scadenza al 31 dicembre solo con la cifra di un milione di euro, anziché con i 10 milioni previsti dalla cd.Legge Bray;

se sono presenti difformità tra gli impegni sottoscritti dalla Fondazione in occasione della richiesta di adesione alle previsioni della cd. Legge Bray ed i comportamenti effettivamente tenuti successivamente;

se ha fornito indirizzi – e quali – alla Fondazione relativamente alla redazione del piano industriale, in particolare dopo la relazione che l’Ente ha inviato sul bilancio, sul risanamento e sul  rilancio dell’ente;

se nelle relazioni scritte che sono state inviate dalla Fondazione Arena o dal nominato dal Ministero sul bilancio, sul risanamento, sulla gestione amministrativa e sul rilancio dell’ente, emergono significativi motivi ostativi alla prosecuzione delle attività culturali e musicali in qualità di Fondazione o se, di contro, emerge il possibile rischio di un declassamento in teatro di tradizione;

se in qualche relazione ricevuta/chiesta emergono elementi di valutazione – e quali – relativamente alle attività di cui la Fondazione è stata nel tempo investita ed in particolare dei rapporti con la società gestore delle iniziative extraliriche e del Museo AMO;

se intende incontrare le Organizzazioni sindacali, come ritengo doveroso, per un confronto sui tanti temi posti dai medesimi rispetto ai quali, a causa della visione esclusivamente economicista del Consiglio di indirizzo e di alcuni dirigenti apicali della Fondazione Arena, non sono stati forniti elementi di riscontro significativi.