Arsenale, l’ennesimo palazzo sacrificato
La presentazione del programma di recupero dell’Arsenale effettuata dal Sindaco in compagnia di pochi intimi consiglieri e assessori, sfrutta in buona parte le idee elaborate nel corso dei lavori della commissione consiliare dedicata (nel formulare le quali Pd e associazioni del territorio hanno avuto un ruolo fondamentale) scansando però tutte le questioni di fondo che in quella stessa sede erano emerse.
Prima di tutto quella delle risorse: per finanziare gli interventi si vende l’ennesimo palazzo, segno che dopo tanti proclami non sono riusciti a mobilitare risorse fresche.
Il recupero dell’arsenale avrebbe poi dovuto essere l’occasione per rimediare a colossali errori commessi dalle precedenti amministrazioni Tosi, di cui gli stessi Sboarina e Zanotto facevano parte, quali la mancanza di condivisione nella individuazione delle funzioni urbanistiche e la pretesa di confinare il museo di Storia Naturale negli spazi insufficienti di Castel san Pietro.
Sul fronte del museo di storia naturale, la situazione ora è ancora più confusa di prima (non andrà all’Arsenale e nemmeno a Castel san Pietro…), mentre sul fronte della condivisione la Commissione non era stata nemmeno avvisata delle conclusioni a cui l’amministrazione era giunta, e tanto meno era stata invitata alla presentazione del programma di recupero.
La pietra tombale sull’ipotesi di riunificare il museo di storia naturale all’Arsenale lascia non solo l’amaro in bocca, ma rende il progetto di recupero orfano di una idea trainante, rendendolo molto simile ad un vestito di arlecchino.
Inoltre non è chiaro se i tempi del recupero saranno compatibili con il degrado in cui versa già palazzo Montanari. E non si spiega perché esso non sia stato dato, a prezzo debito, all’Università di Verona che da tempo lo brama per ampliare Scienze Giuridiche.
Ciò conferma quanto andiamo dicendo da tempo, ovvero che la giunta ha sfruttato il lavoro della commissione per dare una parvenza di democrazia al progetto di recupero dell’arsenale. A parte lo sgarbo istituzionale, il rischio vero è che il metodo opportunista e autoreferenziale dell’amministrazione finisca per cacciare la riqualificazione in un vicolo cieco.
Per il gruppo consiliare comunale Pd
Elisa La Paglia, Federico Benini
Per il gruppo di Verona Civica
Tommaso Ferrari