D’Arienzo: Ma lo spread ci riguarda?
Il differenziale fra i titoli di stato decennali tedeschi e italiani, più familiarmente, ormai, «spread», oggi è anche un indice che misura le situazioni politiche dei Paesi, ovvero misura la fiducia degli investitori internazionali nella capacità di un paese di essere stabile e credibile per ripagare gli investimenti.
In questi giorni, dopo una calma durata circa 4 anni, lo spread ha ripreso a salire. Perché? Per varie ragioni. La prima è l’incertezza del quadro politico, dopo oltre 80 giorni dalle elezioni ancora non c’è un governo e questo crea una certa sfiducia; la seconda è la consapevolezza diffusa che Lega e 5Stelle, ovvero le due forze che hanno la possibilità di formare un governo o che comunque anche in futuro avranno una rilevante voce in capitolo, hanno più volte ribadito che intendono portare l’Italia fuori dall’euro.
Una sciagura che ha provocato i primi danni. Mi limito al Veneto e a Verona.
Dall’inizio del mese le aziende venete quotate in borsa, a causa dell’aumento dello spread, hanno già perso 2,6 miliardi di euro.
In particolare, i titoli di queste aziende si sono deprezzati ed il valore patrimoniale è diminuito come pure, ovviamente, il valore delle azioni dei soci.
A soffrire maggiormente sono stati i titoli bancari e assicurativi. Qui a Verona hanno perso valore il titolo Banco Bpm che scende da 3,03 a 2,10 euro ad azione, il che si traduce in un miliardo e mezzo abbondante di capitale perduto e Cattolica Assicurazioni che passa da 8,58 a 7,2 euro ad azione e perde complessivamente 250 milioni di euro.
E’ chiaro che se l’incertezza prosegue e, conseguentemente, la sfiducia dei mercati internazionali, i problemi aumenteranno.
In primo luogo gli investimenti delle imprese. Chi si fida di farli in questo momento? Le aziende che avevano immaginato di quotarsi in borsa, lo faranno?
Poi c’è il sistema del credito. La svalutazione dei titoli di Stato che le banche hanno nel loro portafoglio inciderà sulla la capacità di erogazione e dunque di ottenere credito? E di quanto aumenteranno i tassi sui mutui?
Non voglio creare allarme e neanche voglio dire che i mercati sono la salvezza.
Mal sopporto gli interventi esterni, ma faccio una semplice domanda a me stesso: se dovessi investire i miei soldi in un paese, scelgo quello credibile e dentro un sistema forte come l’euro oppure in un altro che è in difficoltà e vuole uscire dalla moneta unica?
Io investitore non guardo il colore politico di quel paese, ma se il mio investimento mi farà guadagnare.
E se qualcuno si chiede perché tutti investono in Germania, una delle ragioni del differenziale tra noi e loro, questa è l’unica spiegazione.