D’ Arienzo – Le fake news non sono “bufale”
Le fake news sono notizie false messe in giro ad arte per creare scientemente disagio, riprovazione e, quindi, un clima di insofferenza diffusa.
E’ a tutti chiaro che non è per nulla credibile la notizia che corre sulla rete secondo la quale il governo ha proposto una legge per dare 200 miliardi di tfr ai parlamentari, né quella che il Pd vuole abolire il Natale perché offenderebbe i migranti di religione islamica o addirittura che membri del Governo e parlamentari di maggioranza abbiano partecipato ai funerali di Riina.
Eppure, nei bar, nei luoghi di lavoro e nei mercati tutti rileviamo che ogni giorno queste bufale si mischiano a notizie vere, si aggiungono a problemi concreti quotidiani e, peggio ancora, ad anni di crisi economica, sociale e istituzionale, creando una miscela esplosiva che rende anche le persone normalmente pacate, improvvisamente irragionevoli.
L’utilizzo scientifico e propagandistico delle notizie false influenza le scelte politiche. Nulla di nuovo, la controinformazione è sempre esistita.
La differenza è che oggi si diffondono con una velocità, facilità e potenza, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, che risulta impossibile spegnerle subito e nella rincorsa all’ultima falsità ci si dimentica di quella di prima.
Il fatto ancora più incredibile, e questa è una novità assoluta, è che anche partiti politici sono più o meno direttamente coinvolti o nella produzione o nell’utilizzazione, a volte entrambe le cose.
Il convincimento elettorale, pertanto, non avviene sulla base di una informazione o di una proposta, ma stuzzicando, attraverso la fake news, la rivalsa, la rabbia e, a volte, la paura.
Cosa si costruisce su queste tre sensazioni? Nulla di buono. Si ottiene un beneficio immediato, ma quel mondo parallelo che si determina non torna più indietro e prima o poi travolgerà l’intero sistema.
E’ di questi giorni la notizia che il 78% degli italiani non ha fiducia nei partiti. Oltre questi c’è l’assolutismo, il vuoto, la disgregazione sociale.
Ecco, chi produce fake news contribuisce a raggiungere questo obiettivo, quindi, non sono bufale, bensì parte integrante di un progetto politico disgregante.