CLIMA, Zardini: Le direttive europee opportunità unica per l’Italia e le imprese del settore

Pubblicato da il 20 Gennaio 2022

Zardini: «Obiettivi ambiziosi ma noi in vantaggio con filiera energia pulita»

«È uno dei più rilevanti provvedimenti che dovrà portarci ad abbassare le emissioni ma anche, nel medio e lungo periodo a ridurre i costi dell’energia, schizzati alle stelle in queste settimane, e la dipendenza dell’Europa e dell’Italia dalle produzioni di altre potenze», nota Zardini. «L’obiettivo è estremamente ambizioso. Per fare una comparazione, dal 1990 al 2020 le emissioni nell’Unione europea si sono ridotte del 20 per cento. Il Green New Deal intende ridurre le emissioni dal 20 al 55 per cento in meno di dieci anni. Però è anche una straordinaria opportunità per accelerare la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. L’Italia rispetto ai partner europei ha vantaggi competitivi notevoli: una posizione geografica che consente la produzione di energia solare in abbondanza oltre all’energia eolica e idroelettrica; inoltre il nostro Paese è stato tra i primi a investire in ricerca e sviluppo delle tecnologie per le energie alternative. Oggi infatti non solo Eni è il principale attore globale del settore, ma esiste una lunga filiera di imprese grandi e piccole attive nella ricerca, nella produzione e nello sviluppo di tecnologie, attrezzature e servizi legati alle energie rinnovabili. Sono certo che i nostri imprenditori sapranno avvantaggiarsi delle competenze acquisite sul campo per offrirle in tutta Europa. Da oggi al 2030 ci sarà un aumento esponenziale della richiesta».

Gli elementi cardine del pacchetto climatico riguardano l’efficienza e il risparmio energetico, una parte consistente dei quali dovrà provenire dagli edifici per il cui adeguamento potranno essere utilizzati i fondi del Recovery Plan. È stata poi rivista la direttiva sulle energie rinnovabili che nel 2030 dovranno costituire in Europa il 40 per cento della quota di energia utilizzata. L’Europa punta alla ulteriore riduzione dei costi, fattore che ha permesso nel 2019 al solare e all’eolico di produrre congiuntamente più elettricità del carbone nell’Unione europea.

Arrivano nelle commissioni Attività produttive e Ambiente della Camera le direttive europee emanate con l’obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas serra del 55 per cento rispetto al 1990 entro il 2030. Lo comunica il deputato veronese Diego Zardini, membro della commissione Attività produttive incaricata di dare un primo parere al governo cui spetterà poi emanare il provvedimento di recepimento.

«È uno dei più rilevanti provvedimenti che dovrà portarci ad abbassare le emissioni ma anche, nel medio e lungo periodo a ridurre i costi dell’energia, schizzati alle stelle in queste settimane, e la dipendenza dell’Europa e dell’Italia dalle produzioni di altre potenze», nota Zardini. «L’obiettivo è estremamente ambizioso. Per fare una comparazione, dal 1990 al 2020 le emissioni nell’Unione europea si sono ridotte del 20 per cento. Il Green New Deal intende ridurre le emissioni dal 20 al 55 per cento in meno di dieci anni. Però è anche una straordinaria opportunità per accelerare la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. L’Italia rispetto ai partner europei ha vantaggi competitivi notevoli: una posizione geografica che consente la produzione di energia solare in abbondanza oltre all’energia eolica e idroelettrica; inoltre il nostro Paese è stato tra i primi a investire in ricerca e sviluppo delle tecnologie per le energie alternative. Oggi infatti non solo Eni è il principale attore globale del settore, ma esiste una lunga filiera di imprese grandi e piccole attive nella ricerca, nella produzione e nello sviluppo di tecnologie, attrezzature e servizi legati alle energie rinnovabili. Sono certo che i nostri imprenditori sapranno avvantaggiarsi delle competenze acquisite sul campo per offrirle in tutta Europa. Da oggi al 2030 ci sarà un aumento esponenziale della richiesta».

Gli elementi cardine del pacchetto climatico riguardano l’efficienza e il risparmio energetico, una parte consistente dei quali dovrà provenire dagli edifici per il cui adeguamento potranno essere utilizzati i fondi del Recovery Plan. È stata poi rivista la direttiva sulle energie rinnovabili che nel 2030 dovranno costituire in Europa il 40 per cento della quota di energia utilizzata. L’Europa punta alla ulteriore riduzione dei costi, fattore che ha permesso nel 2019 al solare e all’eolico di produrre congiuntamente più elettricità del carbone nell’Unione europea.