Pnrr a Verona, il Pd: “Allargare la cabina di regia. Fratelli d’Italia e in parte Lega non credono nella misura di rilancio del Governo Conte-Draghi”

Pubblicato da il 11 Novembre 2021
Va bene, come dicevano gli antichi, che pecunia non olet, ma che l’attuale maggioranza continui ad annunciare in città grandi risultati con i soldi del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, è una contraddizione in termini che va assolutamente sanata.

La misura è stata faticosamente ottenuta dal governo Conte Bis e dal Commissario europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni ma è stata attivamente avversata in Parlamento proprio dalla destra che governa la nostra città, sia in fase di costituzione (Lega) che di attuazione (Fratelli d’Italia, di cui fanno parte, per dire, sia il Sindaco che Ciro Maschio)

Come Pd chiediamo che le modalità di gestione dei fondi e delle progettualità escano dal circolo ristretto della cosiddetta “cabina di regia“(più che altro un organismo tecnico-burocratico formato da un solo dirigente comunale e dall’assessore al Bilancio) e che si istituisca una Commissione temporanea sul modello di quanto fatto per la gestione del Covid, nella quale i dirigenti di settore, gli assessori comunali e i rappresentanti delle altre istituzioni territoriali (Ulss ad esempio) vengano a riferire ai consiglieri comunali circa il fabbisogno della città e le opportunità offerte dal Piano.

Oltre alle progettualità già pronte, è infatti necessario conoscere anche quella che devono essere predisposte al più presto e in tempi brevi affinché anche Verona avvii la trasformazione prevista dagli obiettivi di fondo del Piano che, come noto, sono: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale.

Occorre dunque superare l’attuale modello di gestione tecnico-burocratico del Pnrr a Verona, che può essere utile soltanto a lucrare qualche finanziamento a babbo morto, per entrare nello spirito del Piano che mette sul piatto risorse importanti per politiche fondamentali nel campo dell’infanzia, della conciliazione lavoro e famiglia, dell’educazione e dell’istruzione, delle cure primarie, dell’ambiente e della terza età.

Bene dunque i progetti di digitalizzazione delle mura magistrali o i milioni per le case Azzolini, ma la differenza sostanziale nella vita dei cittadini la fanno una maggior dotazione di asili nido; un nuovo sistema di cure primarie che eviti il sovraffollamento dei pronto soccorsi cittadini; soluzioni al problema dell’emergenza abitativa; un nuovo approccio alle politiche ambientali e alla gestione delle terza età, evitando o ritardando l’istituzionalizzazione dei nostri anziani.

Tutti obiettivi eminentemente politici del Piano che l’attuale compagine politica e amministrativa di centrodestra non può apprezzare avendoli avversati fin dalla loro costituzione.

 
Federico Benini, consigliere comunale Pd capogruppo