IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 24 Luglio 2021

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) promuove lo sviluppo del nostro territorio ma con amministrazioni impreparate si rischia di mancare l’obiettivo

Gestione dei rifiuti, riduzione dell’inquinamento, prevenzione del rischio idrogeologico, rigenerazione urbana. E poi ancora: costruzione di nuovi asili per aiutare le famiglie a conciliare meglio i tempi di vita con quelli del lavoro; riconversione delle Rsa per favorire la vita autonoma degli anziani e dei disabili; riforma dei servizi sanitari territoriali… sebbene nel PNRR non sia previsto un ruolo diretto, attivo e propositivo da parte dei Comuni, le occasioni di un loro coinvolgimento sono tante e tali che proprio non si comprende il vuoto di idee e i silenzi che contraddistinguono il dibattito attuale.

O meglio, si comprende benissimo pensando al difetto di moltissime amministrazioni locali, abituate più a lamentarsi della scarsità di risorse trasferite dallo Stato piuttosto che a prendere consapevolezza che per governare servano prima le dee e poi i soldi per realizzarle. Lo abbiamo visto per decenni nel bassissimo utilizzo delle opportunità offerte dai fondi europei e lo vediamo tanto di più oggi nello sguardo smarrito di sindaci e assessori che, interrogati sulle opportunità offerte dal Recovery Fund, allargano le braccia dicendo “non abbiamo progetti pronti”.

E’ questa la triste verità anche per il Comune di Verona, di recente ammessa dall’assessore al Bilancio Francesca Toffali che nei cassetti comunali ha trovato soltanto un progetto per la “digitalizzazione delle mura”. Un bel passo avanti rispetto al 2007 quando – qualcuno lo ricorderà – l’Ermitage, il prestigioso museo di San Pietroburgo, preferì Ferrara a Verona per la sede della sua succursale italiana proprio in virtù del migliore stato di conservazione delle mura. Davvero pochino, invece, rispetto alle sfide epocali che il PNRR invita ad affrontare.

Non va meglio a livello provinciale. La proposta di inserire nel PNRR il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Villafranca dalla stazione di Verona Porta Nuova non è una novità: si tratta di un progetto già approvato a livello preliminare, con una sua storia ben precisa, e da finalizzare in accordo con le Ferrovie piuttosto che con il Governo. Se finora non è andato in porto dovrebbero fare una riflessione le amministrazioni locali di centrodestra che non hanno mai esercitato il coordinamento e la determinazione necessarie. Ma anche la Regione Veneto, sempre latitante quando si tratta di opere per il veronese. Nel Piano regionale di ripresa e resilienza Zaia ha inserito solo nuove strade e niente di ambientalmente compatibile, come l’ammodernamento e l’ampliamento della rete ferroviaria regionale.

Per fare un esempio del mancato coordinamento tra enti locali, basti ricordare che proprio qualche settimana prima il Comune di Verona aveva bandito un “concorso di idee” per trovare una soluzione al collegamento tra stazione e aeroporto. Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere…

Oppure la proposta della Provincia di Verona per rilanciare il collegamento tra il Mar Tirreno e l’asse del Brennero (la TI-BRE), avanzata senza il coinvolgimento della Regione, e prevedendo solo l’autostrada, quando per affrontare le sfide poste dalla logistica e dalla sostenibilità ambientale, per il PD veronese è necessario che il collegamento in questione sia plurimodale, con particolare riguardo alla realizzazione del percorso ferroviario.

Malgrado tutta questa inefficienza, il PNRR avrà effetti profondi e benefici sul territorio veronese e veneto, in primo luogo grazie alla “cura del ferro” che ha individuato come strategici gli assi ferroviari Milano-Venezia e la linea del Brennero. Poi con nuove risorse per rendere sempre più sostenibile e meno inquinante il nostro trasporto pubblico locale. E terzo, ma non per ultimo, grazie agli investimenti per completare le grandi ciclovie nazionali come la ciclovia del Sole e la ciclovia del Garda.

Maurizio Facincani
Segretario Provinciale PD