Stipendi, benefit e carriere fulminee: che cosa sta succedendo in Acque Veronesi?

Pubblicato da il 16 Aprile 2021
Da quanto appurato negli ultimi giorni, lo stipendio del direttore generale di Acque Veronesi Silvio Peroni risulta ammontare a ben 145 mila euro annui lordi cui va aggiunto il 40% dell’elemento variabile (recentemente raddoppiato per gentile concessione del cda capeggiato dal leghista Roberto Mantovanelli) per un totale, quindi, di ben 203 mila euro. In più il diggì risulta avere a disposizione una vettura il cui canone di noleggio mensile sarebbe pari a 1.099,00 euro. Niente male. E poi ci vengono a raccontare che ci stanno facendo risparmiare!

L’azienda è così fiera di quanto ha deciso che dal dal sito della società è scomparso lo spazio cui venivano pubblicati, sino a poco fa, gli emolumenti dei dirigenti. Vero che il decreto Milleproroghe 2020 ha permesso di non pubblicare più questi dati, tuttavia visto che l’Azienda aveva intrapreso la strada della pubblicazione non si capisce perché improvvisamente abbia invertito la rotta e cancellato i dati.

Ma oltre a questa vicenda, nelle ultime settimane in azienda si sta assistendo all’ennesima riorganizzazione del personale “dell’era Peroni “. Mentre restano dirigenti demansionati a quadri, impiegati in funzioni che dovrebbero essere svolte da altri, vengono richiamano dal distacco altri dirigenti che vengono posizionati in ruoli nei quali non risultano avere nessuna esperienza specifica ma evidentemente godono della fiducia dei vertici. Quadri vengono spostati in ruoli creati a doc  per far posto a dipendenti dalla carriera fulminea ma dal titolo di studio più che basico (licenza media). Ciò in aperto contrasto con la politica aziendale che nell’ultimo concorso chiedeva, per un posto di impiegato di secondo livello, il diploma di scuola media superiore con un punteggio minimo di 80 centesimi.

Nel nuovo corso di Acque Veronesi sembrano in uso  criteri diversi altamente discrezionali e quindi arbitrari per valutare situazioni simili. Un modo tutto particolare di gestire un’Azienda di proprietà dei comuni veronesi e della quale il comune di Verona detiene il 46% di quote. Dobbiamo dedurre che tutto ciò è condiviso dal sindaco Sboarina?


Federico Benini, consigliere comunale Pd Verona