Il Punto del Segretario

Pubblicato da il 7 Aprile 2021

DIRITTI, DEMOGRAFIA E LOTTA ALLE DISCRIMINAZIONI: UN PERCORSO COMUNE E’ POSSIBILE.

Che cosa hanno in comune il nuovo assegno unico famigliare che entrerà in vigore dal prossimo primo luglio, lo Ius soli e la Legge Zan contro la omotransfobia? Sono tutte misure a firma Pd che disegnano un profilo di società più al passo con i tempi, aggiornata dal punto di vista del livello di civiltà e forse anche demograficamente più sostenibile.

Al di là dell’importo, che secondo uno studio dell’Istat porterà in tasca alle famiglie circa 100 euro netti mensili in più, la vera forza dell’assegno unico sta nella sua natura universalistica: lo percepiranno, in misura variabile a seconda dell’Isee fino a un massimo di 250 euro mensili per figlio, praticamente tutte le famiglie regolarmente residenti sul territorio italiano a partire dal settimo mese di gravidanza della madre fino al compimento dei 21 anni del figlio. L’esatto contrario della logica particolaristica e familistica che finora ha ispirato e governato le scelte in questo campo e che ha portato alla distribuzione di bonus a pioggia e all’istituzione di un reticolo di detrazioni fiscali che ora verranno assorbite dall’assegno unico. È una misura che realizza, inoltre, una ricucitura della frattura tra lavoratori a reddito fisso, autonomi e precari.

Lo ius soli è un altro tassello di una politica che voglia cominciare a guardare in faccia alla disastrosa condizione demografica del Paese. Ma non nel senso propagandato dalla Lega di favorire l’invasione di orde di immigrati. Si tratta molto più semplicemente di riconoscere come italiani bambine e bambini figli di immigrati che già frequentano le nostre scuole, parlano e pensano come tutti gli altri italiani, talvolta meglio. Prima ancora che una misura di politica demografica, è una misura di equità, per non continuare a penalizzare una fetta importante dei giovani italiani soltanto per l’origine della famiglia costringendoli a subire le stesse trafile burocratiche e di sicurezza pubblica già conosciute dai genitori.

Sono passi in avanti a cui il Paese è già pronto, come ha dimostrato la Legge sulle Unioni Civili e come dimostrerà la Legge Zan, di cui si attende l’ultimo passaggio al Senato, la quale individua una precisa fattispecie di reato per la violenze fisiche o verbali e le discriminazioni commesse per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.

Dopo l’ennesima aggressione ai danni di una coppia gay a Roma, anche artisti e cantanti, da Elodie a Fedez, si sono schierati contro l’ostruzionismo che la Lega continua ad esercitare in parlamento rallentando l’approvazione del testo.

Per il Pd queste sono battaglie non di bandiera ma di principio, i principi di cui il Paese ha bisogno, e che vanno portate avanti senza timore di spaventare o scandalizzare: progressisti nei valori, riformisti nel metodo, radicali nei comportamenti.

 

Maurizio Facincani

Segretario Provinciale