IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 21 Febbraio 2021

La trave nell’occhio e i confini della democrazia

La democrazia dell’antica Grecia è stata per secoli un modello e una fonte di ispirazione politica pur poggiando su una macroscopica contraddizione anzi due, una vera e propria trave nell’occhio: la pratica della schiavitù e la negazione dei ruolo politico delle donne.
Duemilacinquecento anni dopo la trave è ancora conficcata nel cuore delle democrazie europee precisamente sul fronte orientale al confine tra la Bosnia Erzegovina e la Croazia, dove migliaia di uomini donne e bambini, non schiavi ma persone spogliate di tutto e costrette a vivere in condizioni spaventose, premono ai confini dell’Europa venendo respinti a Bihac, a Velika Kladuša, ma anche a Trieste.
Una emergenza umanitaria che riguarda per lo più afgani, pakistani, bengalesi e siriani sfuggiti dalle maglie del sistema dei campi turchi e greci, finanziati sempre dall’Europa, che chiedono di raggiungere il Nord Europa per tentare di far valere il diritto di asilo o di ricongiungimento familiare.
E’ la cosiddetta rotta balcanica, che al pari di quella mediterranea interroga l’Europa sui suoi principi di fondo.
Dopo la missione dei quattro eurodeputati Pd Brando Benifei, Pierfrancesco Majorino, Alessandra Moretti e Pietro Bartolo in quel che rimane del campo profughi di Lipa in Bosnia devastato da un incendio, missione che ha avuto il merito di riaccendere i riflettori e le coscienze sulle condizioni inumane patite dai richiedenti asilo costretti a passare l’inverno sotto alle tende senza luce né acqua corrente, come Segretari provinciali del Pd Veneto, in coordinamento con la direzione e il segretario regionale del partito, abbiamo promosso una raccolta fondi con destinatario l’Istituto Pace Sviluppo Innovazione delle ACLI per sostenere le attività nel campo di Lipa (Bosnia).
Come Segretari provinciali abbiamo anche proposto alla Direzione regionale un ordine del giorno, approvato all’unanimità, da inoltrare a tutte le istituzioni e gli enti in cui siamo presenti per sostenere la nostra richiesta di un intervento diplomatico da parte dell’Europa e degli Stati membri affinché si ponga fine ai respingimenti illegittimi ai confini; si riportino i campi della Bosnia in condizioni di vivibilità; si riformi il trattato di Dublino che costringe i migranti “prigionieri” nel Paese di arrivo, e si provveda al più presto ad una ricollocazione equa dei richiedenti asilo tra i tutti gli Stati membri facendo cadere le resistenze dei Paesi sovranisti.
Molto c’è da fare anche sul fronte interno dove la vetusta, logora e farraginosa legislazione sull’immigrazione crea una sorta di “democrazia differenziale” intimamente razzista che in tempi di immigrazione di seconda (e ormai di terza) generazione non è più accettabile. Non è una battaglia solo del PD. Il tema lo ha posto anche il Sindacato nel corso delle consultazioni con il nuovo governo Draghi: chi è nato o studia in Italia deve poter essere italiano, se lo vuole. Garantire diritti a chi non li ha non toglie diritti a chi li ha, anzi, dà maggior forza e valore ai diritti di tutti. Questa è la via, prima lo comprenderemo prima guadagneremo all’Italia energie e competenze nuove.

Maurizio Facincani
Segretario Provinciale